Lombardia, pronto soccorso al collasso. «Serve lockdown»

I pronto soccorso della Lombardia sono vicini al collassare. «Il sistema assistenziale soprattutto in alcune aree della regione è vicino al collasso. I modelli matematici più accreditati prevedono una crescita degli infetti esplosiva in poco tempo. Solo gli interventi preventivi potranno ridurre l’impatto sulla mortalità della popolazione».

L’allarme è di Guido Bertolini, responsabile del Coordinamento Covid-19 dei pronto soccorso lombardi. Bertolini ha fatto un appello ai lombardi per «ridurre al minimo i contatti sociali e adottare sempre le più importanti misure di prevenzione: mascherine, distanziamento e lavaggio delle mani».

«L’aumento repentino dei contagi – ha detto Bertolini – ha raggiunto il livello soglia che determina uno stress sul sistema ospedaliero». La velocità di contagio determina una crescita esponenziale, che significa centinaia di persone che finiscono in coda al pronto soccorso. Negli ospedali milanesi ai pazienti capita che debbano aspettare sulle ambulanze il loro turno perché i sistemi di controllo e triage dei pronto soccorso filtrano le persone ma rallentano anche i flussi.

E così alle code di persone si affiancano sempre più spesso quelle delle ambulanze. Sono in aumento le persone che arrivano ai pronto soccorso in condizioni serie. «Alcuni di loro hanno urgente bisogno di ossigeno per respirare e talora di presidi ventilatori. Ma in molti casi non trovano possibilità di ricovero immediato per l’assenza di letti disponibili e restano per 24 o 48 ma anche 72 ore nell’area del pronto soccorso in attesa di una destinazione» ha spiegato Bertolini.

Servirebbe l’assistenza domiciliare per ingolfare meno gli ospedale, ma la giunta Fontana non ha potenziato le Usca, le unità territoriale nate e finanziate dal Governo proprio con quel compito. E così si torna a parlare di lockdown, in particolare nella grande malata lombarda: Milano. A sollevare la questione ancora una volta è stato il consigliere del ministro della Salute Speranza, Walter Ricciardi, che da giorni dice che Milano andrebbe chiusa.

«A Milano e Napoli uno può prendere il Covid entrando al bar, al ristorante, prendendo l’autobus. Stare a contatto stretto con un positivo è facilissimo perché il virus circola tantissimo. In queste aree il lockdown è necessario, in altre aree del Paese no» ha detto Ricciardi. «Le ultime restrizioni adottate, che possono essere efficaci nel resto del territorio, in quelle zone non bastano a fermare il contagio».

Gli rispondono a stretto giro il Presidente lombardo Fontana e il Sindaco di Milano Sala. Per il primo non se ne parla di mettere in lockdown Milano: «Tutti i nostri interventi vanno nella direzione di evitare ogni tipo di lockdown». Per il Sindaco di Milano Sala potrebbe essere utile aspettare 15 giorni prima di decidere.

«Non mi hanno consultato – ha detto Sala – non credo che sia così nel rispetto di Ricciardi. Ho appena ricevuto un messaggio sms di un virologo di cui mi fido molto, che dice ieri c’erano circa 80 pazienti intubati a Milano e 200 in Lombardia. La conclusione è che anche nella peggiore delle ipotesi avremmo 10-15 giorni per decidere un eventuale lockdown».

di Roberto Maggioni

da il Manifesto del 27 ottobre 2020

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