Prestigiose investiture e bastonate agli operai
In questo week-end abbiamo assistito ad un fatto interessante.
L’establishmnet economico-finanziario italiano (ed internazionale) riunito a
Cernobbio ha dato la sua benedizione a Mario Monti come futuro premier dopo
le elezioni politiche del 2013.
Come a dire: “In qualsiasi modo vadano le votazioni, Mario Monti è il nostro
uomo”.
L’ex-rettore della Bocconi ha timidamente detto che il suo impegno politico
si concluderà l’anno prossimo, ma in politica si sa, si dicono tante cose
(specie in Italia) e generalmente si fa l’opposto.
Che Monti sia gradito a banche, fondi e finanziarie è assolutamente scontato.
Di fatto, le uniche cose che ha fatto in questi mesi sono la sciaguata riforma
delle pensioni (ricordare le lacrime della Fornero?), l’aumento delle tasse ed
una raccogliticcia riforma del lavoro.
Ha insomma bastonato i più deboli e salvato i più forti, che guardacaso, sono
i maggiori responsabili dell’attuale disastro economico…alla faccia della tanto
sbandierata equità…
Nessuna patrimonale e nessuna tassazione o quantomeno regolazione delle rendite
finanziarie all’orizzonte quindi.
Nel dimenticatoio sono ovviamente finiti anche gli auspiacati interventi contro
i privilegi della casta.
Qualcuno si ricorda del taglio dei parlamentari o delle Provincie?
Parole, parole, parole…
Il tandem Draghi-Monti sembra lavorare in ottimo accordo.
Mario Draghi è quasi riuscito a forzare i riluttanti Tedeschi per l’approvazione
del “fondo salva-stati”.
Che poi sarebbe meglio definirlo “fondo salva-banche” visto che i soldi
della BCE sono andati, vanno e continueranno ad essere spesi per salvare
le banche piuttosto che essere investiti per sostenere la produttività
delle aziende ed il potere d’acquisto dei lavoratori.
La possibilità concessa alla Banca Centrale Europera di acquistare i
titoli di stato delle traballanti economie europee sembra dare una
boccata d’ossigeno a diversi paesi.
Ma i parametri da rispettare saranno durissimi e l’intervento nella
gestione della situazione del Fondo Monetario Internazionale (responsabile
di politiche economiche disastrose in giro per il pianete) non lascia
presagire nulla di buono.
Da quel super-tecnocrate che è, Mario Draghi ha rilasciato un’eloquente
intervista ad un prestigioso giornale tedesco (passata abbastanza sottosilenzio)
dove dice, senza troppi giri di parole, che la sovranità elettorale è
un ricordo del passato.
Quello che conta ora sono le compatibilità col mercato.
E solo quelle.
Punto.
Lo scenario italiano rimane plumbeo.
Mario Monti propone un fantomatico vertice contro i “populismi” che si aggirano
per l’Europa.
E con populismi, ovvimanente, non intende i vari movimenti nazisti come
Alba Dorata, ma la sinistra estrema ed i vari disturbatori del manovratore
(Grillo compreso).
Il Partito Democratico, di fronte ad una situazione economica disastrosa,
non ha nulla di meglio da fare che parlare di primarie ed andare in “visita
di Stato” al cantiere della TAV.
Come a dire che al peggio non c’è mai fine.
Oggi intanto, a Roma, abbiamo assistito alle ennesime bastonate generosamente offerte del Reparto Mobile agli operai dell’Alcoa di Portovesme.
Se la situazione del Sulcis (a costo di gesti disperati ed eclatanti) sembra
essersi momentaneamente tranquillizzata quella lagata alla produzione dell’alluminio in Sardegna sembra essere disperata.
L’ennessima multinazionale (una delle tante che ha spolpato il patrimonio
produttivo italiano, preso lauti finanziamenti dallo Stato e poi chiuso
baracca e burattini) ha deciso di chiudere la produzione.
Inutile parlare della FIAT che, ogni mese, perde il 20% di quote di mercato.
Le promesse di Marchionne ormai nessuno se le ricorda più…
A Milano invece, la FNAC ha deciso di chiudere l’importante negozio di
Via Torino ed i lavoratori hanno dato una prima risposta con il flashmob
alla settimana della moda.
Tantissime le vertenze in corso.
Ancora di più i contratti in scadenza ed i mancati rinnovi di quelli
precari.
Stiamo assistendo alla più grave contrazione del PIL dal secondo dopoguerra.
Sta a noi muoverci.
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