Sicurezza globale, la Francia riscrive l’articolo contestato

Retromarcia precipitosa nella speranza di spegnere l’incendio sul controverso articolo 24 della legge sulla “sicurezza globale”, dopo le importanti “marce della libertà” di sabato scorso, a cui hanno partecipato 500mila persone in tutta la Francia (130mila per il ministero).

Ci sarà «una riscrittura completa dell’articolo 24», ha detto Christophe Castaner, presidente del gruppo République en Marche (Rem) all’Assemblée nationale ed ex ministro degli Interni.

L’articolo 24 punisce fino a un anno di carcere e 45mila euro di multa chi filma un poliziotto in azione, con l’intenzione «manifesta» di nuocergli da un punto di vista «fisico o psichico», e nei fatti apre la strada alla censura dell’informazione, mentre tutti gli scandali delle violenze solo negli ultimi giorni sono stati rivelati grazie alle registrazioni video.

«Sappiamo che dei dubbi persistono ancora» e dobbiamo «spegnerli perché quando una tale incomprensione non smette di intensificarsi su un argomento così fondamentale abbiamo il dovere di interrogarci collettivamente» ha spiegato con questa alambiccata espressione, che rivela un grande imbarazzo. «Non abbiamo mai voluto creare polemiche sul diritto a informare, riscriviamo l’articolo per togliere i dubbi», ha messo le mani avanti dopo una riunione all’Eliseo, a cui hanno partecipato i presidenti dei gruppi parlamentari della maggioranza (Rem, MoDem, Agir), con la presenza del primo ministro, Jean Castex, dei ministri degli Interni e della Giustizia, Gérald Darmanin e Eric Dupont-Moretti.

La discussione per la “riscrittura” è già iniziata ieri sera a Matignon, sede del primo ministro. Castaner parla di incomprensione, ma le manifestazioni e le proteste, dei giornalisti, degli avvocati, delle ong, di migliaia di cittadini, con le perplessità espresse persino dall’Onu e dalla Ue, chiedono il ritiro puro e semplice. E non solo dell’articolo 24, ma anche di altre parti della legge dal nome orwelliano “sicurezza globale”, il 21, il 22, che per i numerosi oppositori preparano il terreno per una “sorveglianza di massa”, attraverso l’utilizzazione di droni durante le manifestazioni, preludio al “riconoscimento facciale”. Castaner ha affermato che «come legislatori dobbiamo essere garanti delle libertà e dei diritti fondamentali, al primo posto evidentemente la libertà di espressione e la libertà di stampa».

Le dichiarazioni di Castaner, dopo l’intervento di Emmanuel Macron che di fronte alle immagini del pestaggio del produttore musicale Michel Zecler ha affermato «ci fanno vergognare», mettono in luce un forte malessere nella maggioranza. I deputati hanno votato in prima lettura la legge “sicurezza globale”, ma c’è stata una frangia dissidente nella maggioranza (30 astensioni, 10 voti contro). L’articolo 24 è stato voluto dal ministro degli Interni, Gérald Darmanin, ex fedele di Sarkozy. Ieri nel tardo pomeriggio, Darmanin è stato interrogato dalla commissione delle leggi dell’Assemblée, sulle violenze della polizia. Il ministro ha difeso i poliziotti, pur condannando chi ricorre a «violenza sproporzionata». Per il ministro, in un’intervista tv di qualche giorno fa, il pestaggio di Zecler è stata solo «una cazzata» dei 4 poliziotti coinvolti, ieri incriminati, e due in carcere preventivo.

L’opposizione di sinistra denuncia le violenze sistemiche e chiede le dimissioni del prefetto di polizia di Parigi, Didier Lallement. Darmanin ha ammesso «sette peccati capitali» nella gestione e organizzazione della polizia, dalla formazione carente alla limitazione dei mezzi, passando per faglie nella gestione gerarchica. Macron ha chiesto al governo di fare in fretta proposte per ristabilire un legame sereno tra cittadini e forze dell’ordine. Sul tavolo c’è una delle principali richieste della sinistra: la riforma radicale dell’Igpn, la “polizia della polizia”, un’amministrazione interna che giudica i reati dei poliziotti. Dovrebbe essere sostituita con un’istanza indipendente. Il sindacato dei commissari di polizia ha chiesto ieri l’adozione delle video-camere ad altezza d’uomo sulle divise degli agenti, per poter combattere «la battaglia delle immagini».

di Anna Maria Merlo

da il Manifesto dell’1 dicembre 2020

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