Strage a Jenin. Raid israeliano uccide 6 palestinesi

I militari israeliani minacciano di boicottare gli addestramenti in risposta alla riforma giudiziaria avviata dal governo. Ma eseguono puntualmente gli ordini quando si tratta di compiere incursioni nelle città palestinesi in Cisgiordania. Ieri reparti speciali dell’esercito e della polizia sono penetrati di nuovo nel campo profughi di Jenin – dove lo scorso 26 gennaio avevano ucciso 10 palestinesi, tra cui una donna di 61 anni – allo scopo di catturare, secondo la versione fornita dal portavoce militare, Abed al Fattah Kharusha, 49 anni, accusato dell’agguato alle porte di Huwara in cui il 26 febbraio sono rimasti uccisi due coloni israeliani, i fratelli Hallel e Yagel Yaniv. Il raid ha innescato violenti scontri a fuoco. Almeno sei palestinesi sono stati uccisi: Mohammad Gazzawi, 26 anni; Majdi Hussainaya, 26; Tareq Natour, 27; Ziad al-Zarini, 29; Motasem Sabbagh, 22; e, pare, anche Abdel Fatah Kharusha. Non è chiaro se fossero tutti combattenti. Altri 16 palestinesi sono rimasti feriti, tra cui alcuni civili secondo fonti locali. Nello stesso momento un’altra incursione è stata lanciata nel campo profughi di Askar (Nablus) dove poi sono stati arrestati tre palestinesi, tra cui due figli di Kharusha.

Il commando israeliano sotto copertura è stato scoperto nel campo di Jenin intorno alle 15, seguito poco dopo da ingenti rinforzi militari a bordo di dozzine di veicoli blindati e ruspe, con la copertura di elicotteri, cecchini, droni (uno dei quali è stato abbattuto). Forze che hanno assediato alcuni edifici e li hanno colpiti con razzi. La Mezzaluna rossa che ha denunciato che una delle sue ambulanze è stata colpita da proiettili. La polizia israeliana ha ammesso che due suoi agenti, dell’unità speciale Yamam, sono rimasti feriti. Il premier Netanyahu, in visita ufficiale domani a Roma, si è congratulato con soldati e poliziotti protagonisti del raid a Jenin.

Le forze israeliane hanno ucciso almeno 69 palestinesi da gennaio di quest’anno, quasi uno al giorno, tra cui 21 a Jenin e 11 a Nablus. È l’inizio di anno in Cisgiordania più sanguinoso dal 2000. Un bilancio reso più insanguinato dalla decisione dei comandi israeliani di lanciare le ultime incursioni durante le ore del giorno quando le strade delle città palestinesi sono affollate di civili. Tredici israeliani sono stati uccisi dai palestinesi nello stesso periodo. La tensione è molto alta e con l’avvicinarsi del mese islamico del Ramadan, della Pessah ebraica e della Pasqua cristiana si temono anche escalation provocate da possibili azioni dei coloni israeliani, che godono di appoggi importanti nel governo di estrema destra e nella Knesset. Già autori dieci giorni fa di un pesante rappresaglia contro Huwara (decine di case ed auto date alle fiamme), lunedì sera hanno attaccato di nuovo il villaggio palestinese dove hanno ferito quattro persone. Video che girano in rete li mostrano dopo il nuovo raid mentre, assieme ad alcuni soldati, ballano e cantano nella strada principale di Huwara.

di Michele Giorgio

da il Manifesto dell’8 marzo 2023

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