USA – Decima notte di proteste contro il razzismo sistemico
Giovedì 4 giugno 2020 – A ben 10 giorni dal brutale omicidio, negli Usa, del cittadino afroamericano George Floyd, i 4 poliziotti responsabili dell’arresto e dell’omicidio per soffocamento sono in carcere. Aleksander Kueng si è consegnato accompagnato dall’avvocato, mentre Thomas Lane e Tou Thao sono stati portati in carcere invece in maniera coatta.
Derek Chauvin, l’agente ripreso mentre per otto minuti e 46 secondi preme il ginocchio sul collo di George Floyd, era stato arrestato alcuni giorni fa. Per lui la procura generale del Minnesota aggrava l’imputazione da omicidio di terzo grado (che stabilisce, cioè, la volontà di far male ma non quella di uccidere) a omicidio volontario. L’arresto era stato richiesto dagli avvocati della famiglia Floyd, che oggi celebreranno i funerali del 46enne.
Proseguono intanto le mobilitazioni di protesta in tutto il Paese, da costa a costa. A New York ci sono stati nuovi arresti, un centinaio, principalmente per violazioni del coprifuoco. Il totale dei fermati sale così in totale a 10mila, con 16 vittime tra i manifestanti. Il tutto mentre il capo del Pentagono Mark Esper prende le distanze da Donald Trump sull’uso dell’esercito contro i manifestanti, minacciato dal presidente.
Nella notte italiana ancora cortei con migliaia di persone. Nonostante il coprifuoco, in tutti gli States si è manifestato. 350 le piazze convocate, con cortei imponenti, seguiti – in alcuni casi – da scontri.
A San Francisco e Los Angeles due cortei estremamente partecipati hanno manifestato per ore gridando “No Justice – No Peace”. Scontri tra polizia e Antifa che hanno bloccato uno dei bus diretti alla centrale di polizia con i fermati. Proprio in California la rabbia popolare è amplificata da un nuovo brutale omicidio poliziesco. A San Francisco un agente ha ucciso con 5 colpi di pistola un 22enne latinoamericano, Sean Monterrosa. La conferma è arrivata nelle scorse ore dalla stessa polizia, che ha comunicato la sospensione dal servizio dell’agente, comunque a piede libero. Il poliziotto era intervenuto dentro un supermercato, dove era in corso un presunto saccheggio. Le persone presenti si erano inginocchiate a terra, come da ordine poliziesco. Dalla cintura di Sean spuntava un martello, che non era nelle sue mani: pensando fosse una pistola – così dice l’agente -, il poliziotto gli ha scaricato contro mezzo caricatore mentre era inerme e steso a terra.
Il governatore democratico della Virginia, Ralph Northam, intende ordinare la rimozione nella capitale Richmond della statua del generale Robert E. Lee, il comandante generale della Confederazione durante la guerra civile, diventata da tempo un simbolo del razzismo e oggetto di azioni dirette, in particolare negli ultimi 10 giorni.
Siamo tornati sulle mobilitazioni di massa che proseguono da giorni, da costa a costa, negli Stati Uniti d’America con Nicola, compagno italiano che vive a Berlino e che in questi giorni sta seguendo con attenzione le vicende degli States, pubblicando spesso aggiornamenti sui social network. Con lui il punto della situazione ma anche una lettura di quanto sta accadendo. “Il processo di accumulazione capitalistica americano – ci dice Nicola – è diventato talmente violento che, in qualche modo è più logico e razionale bruciare tutto che sperare di farcela”.
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