A che punto è la notte: il sistema dell’accoglienza a Milano

“E’ illusorio pensare che si attraggano solo persone che vengano a elargire le proprie ricchezze.
Si attraggono anche le persone che cercano una vita migliore.
Il pull factor è il fatto che siamo una città ricca e questo attrae non solo i ricchi,
ma anche chi vuole migliorare la propria esistenza”.

Scrivevamo qualche giorno fa delle terrificanti condizioni in cui versavano gli uffici della Questura di via Cagni adibiti alla richiesta di protezione internazionale. Sono passati pochissimi giorni ed ecco la denuncia del Naga del 27 dicembre sul fatto che per una settimana le richieste di asilo sono sospese per “chiusura degli uffici”.

Oggi ospitiamo un interessante e dettagliato video che racconta la situazione dei cosiddetti transitanti nella nostra città e che ha come palcoscenico principale della tragedia che viviamo quotidianamente i marciapiedi davanti alla Stazione Centrale.

Milano, per conformazione geografica e storia, è una città di passaggio dove ai giorni nostri, coloro che provengono dalla rotta Balcanica o che hanno attraversato il Mediterraneo rischiando la vita devono necessariamente passare per raggiungere il Nordeuropa. Si tratta spesso di persone stremate, molte delle quali hanno percorso a piedi tutti i Balcani e, in una vera e propria via crucis, se arrivano a Milano in serata non riescono a trovare ospitalità per la notte (gelida) poiché o le strutture comunali sono strapiene o le procedure burocratiche sono così assurde e farraginose da rendere impossibile un’accoglienza degna. Inoltre il 10% dei transitanti sono minori non accompagnati in viaggio magari anche da più di tre anni (pensate voi cosa facevate tre anni fa…) e che si trovano, come dice Riccardo del Naga, di fronte al terrificante dilemma se farsi aiutare (e quindi identificare) o non farsi aiutare (e proseguire il viaggio).

Lo scenario che ne è emerge è piuttosto sconfortante. Molta della tanto sbandierata accoglienza milanese viene scaricata sulle spalle dei volontari e dei privati (in qualcosa di molto simile a quello che viene narrato nel libro “La ferrovia sotterranea” di Colson Whitehead) che, sotto la spada di Damocle del rischio di essere accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, si fanno carico di supplire alle mancanze delle istituzioni. Il Comune di Milano mette spesso e volentieri in piedi dei tavoli per cercare di imporre alle associazioni antirazziste scelte già prese e non discusse insieme. Sul tema delle persone in transito capita spesso che metta, un po’ come gli struzzi, la testa sotto la sabbia. Ma fingere di non vedere un fenomeno gigantesco che coinvolge migliaia di persone non vuol dire che esso non esista!

Nei giorni in cui i media mainstream (gli stessi della crociata mediatica contro le misure di aiuto alla povertà) hanno pubblicato i soliti articoli strappalacrime natalizi sulle code chilometriche alle mense dei poveri milanesi l’amara sensazione è che in una città come Milano, attraversata da ricchezze incredibili, basterebbe veramente poco per migliorare la vita di queste migliaia di persone, ma questo poco manca e si chiama volontà politica.

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