Riders torinesi in piazza: «Siamo ancora senza diritti»

Sciopero dopo l’investimento di uno di loro da parte di un’auto pirata.

In una gelida serata invernale un lungo serpentone colorato ha paralizzato il traffico delle vie centrali di Torino addobbate a festa: circa duecento ciclo fattorini hanno protestato contro le condizioni di lavoro in cui operano ogni giorno. Una manifestazione dura con al centro delle accuse dei manifestanti le «industrie» del cibo a domicilio, in particolare Glovo, accusata di sfruttamento del lavoro tout court.

La protesta ha avuto luogo alle cinque di pomeriggio ed ha coinvolto almeno i due terzi dei fattorini che operano in città: scossi dal grave incidente che ha colpito Zohir, un giovane rider pachistano centrato da un’auto pirata mentre lavorava, hanno deciso di incrociare le braccia e portare le loro condizioni di vita alla luce del sole. Un incidente che ha funzionato da detonatore per un protesta che covava da molto tempo. Il giovane pachistano si sta riprendendo, ma per giorni è rimasto in coma in un ospedale di Torino.

«Nonostante i processi che hanno visto perdenti le multinazionali del delivery food, la situazione sta peggiorando. Siamo trascinati verso l’abisso del lavoro indegno: per questo siamo qui»: Luca, trenta anni, fattorino da due.
Presenti tutte le comunità che ogni giorno portano nelle case dei torinesi e non solo cibo e bevande a ogni ora: italiani, pachistani, afghani, senegalesi e in generale centro africani. Età comprese tra i venti e quaranta anni.
Nelle parole di questi lavoratori scesi in piazza vi è la consapevolezza di un sistema che giudicano «malato alla radice»: «Il nostro lavoro – spiega una giovane fattorina – ha come condizione imprescindibile la velocità e la fedeltà. Se non sei veloce e non accetti ogni chiamata perdi punteggio, questo in un sistema ultra competitivo tra di noi fa sì che i compromessi che subiamo si spingano verso limiti inaccettabili. Per di più per paghe irrisorie. Siamo messi gli uni contro gli altri, sempre. Siamo divisi, o almeno provano farlo».

A tutto questo si somma, spiegano sempre i fattorini, «la ferrea volontà da parte delle compagnie di pagare sempre più attraverso il cottimo, ormai dilagante, e la mancanza di una assicurazione sugli infortuni decente».
Sahid, un fattorino pachistano, racconta: «Sono caduto mentre lavoravo e mi sono rotto un polso. Sono rimasto fermo quattro mesi, non ho lavorato e non ho preso un indennizzo per l’infortunio. Non possiamo continuare così».

I manifestanti, molti dei quali indossavano i bidoni colorati che li caratterizzano, hanno sfilato per circa due ore nelle vie centrali della città, raccogliendo solidarietà e simpatia da parte dei torinesi che conoscono la loro situazione.
Al centro delle critiche dei manifestanti anche il governo, in particolare la componente 5 Stelle: «Su di noi è stata fatta una campagna elettorale per prendere voti. I risultati al momento sono zero. Attendiamo risposte urgenti da questo governo da chi ci ha promesso importanti miglioramenti al momento assenti».

di Maurizio Pagliasotti

da il Manifesto del 29 dicembre 2019

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *