Vietato parlare delle condizioni di salute di Alfredo Cospito. Attacco a Radio Onda d’Urto e alla libertà d’informazione

Dopo aver parlato della mobilitazione solidale di Milano del 15 gennaio torniamo a parlare della vicenda di Alfredo Cospito perché nella giornata di ieri ci sono state due novità entrambe estremamente gravi.
La prima è che da quanto si apprende da fonti mediche il detenuto anarchico in sciopero della fame in regime di carcerazione dura del 41 bis ha perso 10 kg in una settimana rendendo la sua condizione (sempre che ce ne fosse bisogno) estremamente precaria.
La seconda, a nostro parere gravissima, è una diffida (di cui riportiamo il testo completo nel corpo dell’articolo) da parte del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nei confronti di Angelica Milia, la dottoressa che sta seguendo settimanalmente l’evolversi delle condizioni di salute di Cospito. La dottoressa viene diffidata a rilasciare dichiarazioni a Radio Onda d’Urto, storica emittente radiofonica di movimento. Un attacco inaudito alla libertà d’informazione commesso nei confronti di una radio operante dal 1985 e regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia, che rappresenta in forma esplicita l’ottusità, la miopia e la malafede della burocrazia repressiva di cui troviamo traccia in tanti testi di filosofia e sociologia.

Sulla vicenda abbiamo sentito la redazione della radio.

Domanda: quali gli aggiornamenti sulle condizioni del detenuto?
Secondo quanto riferito dalla dottoressa di fiducia dei legali di Cospito, Angelica Milia, nell’ultima settimana ha perso altri 10 kg. Dopo 97 giorni di sciopero della fame contro il 41 bis, “Alfredo Cospito – spiega la dottoressa Milia – è sull’orlo del precipizio. Ha consumato tutto il grasso, la situazione potrebbe precipitare da un momento all’altro. L’ho sconsigliato di camminare durante l’ora d’aria perché il quadro potrebbe ulteriormente aggravarsi consumando altre energie”. Di fronte al rischio di alimentazione forzata, tramite Tso, il legale Flavio Rossi Albertini ha comunicato all’esterno il rifiuto dell’esponente anarchico a quest’opzione.

Vi aspettavate questa presa di posizione da parte dell’Amministrazione Penitenziaria?
Sinceramente no. Non abbiamo memoria di un provvedimento analogo, che mette nero su bianco, in un documento ufficiale, la diffida a una dottoressa dal comunicare le condizioni di salute di un proprio assistito. Non si fa infatti riferimento in generale ai media (cosa che sarebbe comunque grave), ma si specifica un organo d’informazione in particolare, il nostro. Crediamo che a preoccuparsi, e a reagire, dovrebbero essere tutti gli operatori e le operatrici dell’informazione di questo Paese. Quello che può essere o non essere detto a un’emittente radiofonica non lo può decidere una direttrice di un carcere o la stessa Amministrazione Penitenziaria.

Quali sono secondo voi i motivi della diffida?
Ci pare un provvedimento gravissimo; un attacco che non riguarda solo la nostra emittente (che trasmette dal 1985 come testata giornalistica regolarmente iscritta al Tribunale di Brescia ) ma più in generale la libertà di informazione e che denota un accanimento repressivo-carcerario contro Cospito: ci pare lampante che non si vogliano far conoscere le condizioni di salute sempre più critiche. Evidentemente rompere il silenzio in cui si vuole far morire l’esponente anarchico rappresenta qualcosa che…“vanifica le finalità del regime di cui all’ex art. 41 bis O.P.”.

Avete già deciso come muovervi?
Stiamo cercando di capire quale sia la via migliore e più efficace per rispondere, in maniera larga, a quello che riteniamo essere un segnale decisamente preoccupante. Come sempre, nella storia ormai quasi quarantennale della nostra Radio, la risposta non potrà che essere collettiva. Invitiamo al riguardo a restare aggiornate-i attraverso le nostre frequenze, i social e il sito radiondadurto.org. In queste ore abbiamo già ricevuto decine di attestati di vicinanza e solidarietà: questo ci fa molto piacere. E’ chiaro però che serve una risposta dal responsabile ultimo del DAP, ossia il Ministro della Giustizia.

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