2024, la lunga estate delle rivolte nelle carceri italiane

Milano, rivolta al carcere minorile Beccaria: 70 detenuti si asserragliano in un’ala del penitenziario, poi la protesta rientra (Corriere della Sera, 29 maggio 2024)

Detenuto 20enne si suicida nel carcere di Sollicciano. Scoppia la rivolta tra i reclusi (la Nazione, 4 luglio 2024)

Muore un detenuto, scoppia la rivolta nel carcere di Viterbo (SkyTg24, 10 luglio 2024)

Rivolta nel carcere di Trieste: scontri, urla e incendi contro caldo e sovraffollamento. Sei persone in ospedale (la Repubblica, 11 luglio 2024)

Nuova rivolta nel carcere di Torino , 270 detenuti si rifiutano di rientrare nelle celle (la Stampa, 18 luglio 2024)

Basterebbero i titoli degli articoli dei giornali italiani delle ultime settimane per capire che nelle carceri italiane qualcosa non va più del solito.
Siamo di fronte al più grosso ciclo di proteste dopo l’esplosione delle rivolte carcerarie del marzo 2020 all’inizio dell’emergenza Covid che furono facilmente e ciecamente etichettate come eterodirette dalla criminalità organizzata quando poi, la stessa commissione d’inchiesta istituita dal Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nel 2021 è giunta alla conclusione che le grandi organizzazioni criminali non ebbero alcun ruolo nei fatti disinteressandosi o addirittura prendendo le distanze dalle proteste in corso. Il tutto messo nero su bianco. Ma orami era passato del tempo, il tema carcere era già finito a fondo pagina e la fake news dei “mafiosi responsabili del casino in galera” era già stata accettata acriticamente dalla maggioranza dell’opinione pubblica.

E dire che basterebbe veramente poco per capire che le grandi organizzazioni criminali sono da sempre, salvo rarissime eccezioni, garanti dell’ordine all’interno delle strutture detentive perché il disordine e il bordello mettono in crisi gli affari e in discussione la gerarchia su cui tutto l’immaginario mafioso si basa (il tutto già eccellentemente spiegato da Zerocalcare in una striscia).

Sul terreno di quelle rivolte rimasero 13 detenuti. Morti velocemente archiviate e su cui non si è mai fatta chiarezza.

Oggi ci risiamo.
Con l’ondata di caldo iniziata e senza che sia mai fatto nulla di realmente decisivo per decongestionare le nostre prigioni sono riprese le rivolte che spesso hanno come scintilla scatenante il suicidio di qualche detenuto.

Ma i nostri giornali non sono particolarmente interessati al tema della vivibilità dei nostri istituti penitenziari.
L’importante è fare qualche titolone strappalike e riportare pedissequamente e quasi per intero i comunicati dei vari sindacati di Polizia Penitenziaria che chiedono quasi sempre e unicamente più repressione. Senza sentire la campana dei detenuti, dei loro familiari e dei loro difensori. Il tutto alla faccia della deontologia professionale!

Inutile contare sul governo di destra tutto legge e ordine, ma solo per gli altri… Il “garantista” Nordio alla fine si è rivelato un bluff intento solo e unicamente a cercare di rendere impunibili colletti bianchi e potenti di vario tipo. Nel frattempo però vengono studiati articoli di legge con pene draconiane proprio relative alle rivolte carcerari quando poi, a ben vedere, gli articoli di legge che vengono utilizzati per processare i rivoltosi sono già durissimi e sono il famigerato 419 “devastazione e saccheggio” e il 605 “sequestro di persona”.

Nulla di buono quindi sotto il solo.
Il tutto fino alla prossima rivolta, al prossimo articolo con titolone salvo poi dimenticarsi tutto.

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