Accordo raggiunto: deportazioni e persecuzioni pagate a peso d’oro alla Tunisia dall’UE

Dopo l’incontro di metà giugno tra il Presidente tunisino Kais Saied e la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la Presidente del Consiglio in Italia Giorgia Meloni e il Primo Ministro dei Paesi Bassi Mark Rutte l’intesa è stata raggiunta.
Sul piatto ci sono in tutto 712 milioni, di cui 105 milioni verranno stanziati dall’UE alla Tunisia per incrementare la guerra contro le persone migranti.
Nello specifico, il governo di Tunisi sarà tenuto ad utilizzare i fondi per l’addestramento e l’equipaggiamento delle Polizia di frontiera. Si parla anche di otto motovedette per pattugliare le acque tunisine, droni, radar e jeep per i confini terrestri (per cui in realtà la Tunisia riceve da anni alcuni fondi).
Per gli osservatori dei diritti umani, il dato più inquietante riguarda i milioni che serviranno per identificare e deportare i migranti subsahariani nei Paesi d’origine: come e con quali procedure, non è dato saperlo.
Ma il pericolo di una escalation di violenza razzista istituzionalizzata in Tunisia, non risulta troppo remoto:
Questo accordo, infatti, viene stretto proprio nel periodo in cui la violenza contro i migranti in Tunisia ha raggiunto il suo apice: centinaia di cittadini africani subsahariani sono stati arrestati in varie città della Tunisia e deportati verso l’Algeria e la Libia, per poi essere abbandonati nel deserto senza cibo né acqua né qualsiasi altro bene di prima necessità.
Grazie a video condivisi e girati anche fuori dalla Tunisia, si è potuto dimostrare tutto quanto, compresa la presenza di bambin* e donne incinte.
Le testimonianze raccolte raccontano pure di diverse persone uccise e altre ferite in maniera diretta dalle autorità tunisine, mentre altre ancora sono state spostate da un luogo all’altro in località remote.

E’ evidente, e non sorprendente, che per gli Stati-Nazione la vita umana vale meno della protezione dei confini, sull’onda lunga della propaganda populista all’interno del parlamento europeo che raffina sempre più le sue strategie contro le popolazioni a sud del mondo.
Questo accordo sulla pelle delle persone migranti è stato fortemente rappresentato dalla premier italiana Meloni, sui passi del suo maestro Berlusconi, il primo in Italia a stanziare fondi alla Libia in funzione anti-migranti.
Ci sono voluti pochi anni perché le persone migranti diventassero un’arma di ricatto contro l’UE, così come anni dopo accadde lo stesso con la Turchia di Erdogan, ma anche con il Marocco, la Biellorussia e altri paesi poco oltre ai confini del continente.
Da tempo gli Stati dell’Unione Europea si sono lasciati soggiogare dalla paura, dando sempre più spazio alla retorica della destra che da sempre riempie le agende di parole vuote come identità, confini, nazione.
Parole vuote, queste, che diventano pesanti come macigni quando vengono scagliate contro chi è nato o nata al di là.

Con la definizione di questo accordo vedremo in Italia un aumento delle persone recluse all’interno dei CPR, un incremento delle deportazioni e espulsioni di cittadini tunisini, e in generale persone provenienti da paesi nel continente africano, e un continuo peggioramento della condizione delle persone non cittadine italiane.
In Tunisia, invece, sono già in corso le persecuzioni e la legalizzazione della violenza razzista contro i cittadini subsahariani in Tunisia, e molteplici altri aspetti negativi che l’Unione Europea ha deciso coscientemente di ignorare stanziando milioni di fondi.

Nel frattempo però, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza venerdì scorso a Tunisi raccogliendo l’invito di un movimento antifascista della città, per esprimere la loro solidarietà ai migranti espulsi malamente gli scorsi giorni.

 

 

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