Buona fortuna
Vogliamo essere chiari: in queste elezioni non c’è nessuna offerta politica che ci riguardi.
Ciò che ci si ostina ancora a chiamare democrazia rappresentativa ha perso ogni credibilità, ostaggio di élite economico-finanziarie che travalicano i confini nazionali, con buona pace dei cosiddetti sovranisti.
La minaccia di von der Leyen aleggia su tutte le velleità propagandistiche.
L’egemonia liberale, dalla caduta del muro di Berlino in poi, ha cancellato dal vocabolario la parola conflitto e ha imprigionato gli spazi del possibile dentro il recinto della realpolitik.
Hanno impiegato anni a convincerci che non esiste alternativa all’esistente, che bisogna far lavorare i professionisti della politica, che solo i tecnici sono in grado di far quadrare i conti e tenere in piedi il paese.
Chi propaganda questa balla è chi ha da perdere tutti i propri privilegi.
Il PD, Calenda e Renzi incarnano esattamente questo paradigma.
Per noi fare conflitto è nobilitare la politica: far saltare il banco, rompere gli equilibri, cancellare lo status quo. Non arrendersi all’inevitabile.
Sappiamo che i rapporti di forza non giocano a nostro favore, eppure non abbiamo altra scelta: ciò che li ribalterà non passa dalle urne.
Siamo consapevoli che la destra che governerà farà pagare il prezzo più alto ai fragili, ai poveri, ai migranti. Come sempre fanno i fascisti: forti coi deboli, deboli coi forti.
Eppure non sarà un “voto utile” a fermare sto schifo.
Perciò non nascondiamo l’orrore di ciò che ci aspetta da domani ma abbiamo un solo invito da fare: non si può delegare la lotta.
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