Decreto Dignità – Tanto fumo, poco arrosto…

“E’ la Waterloo del precariato!”.
“Iniziamo a licenziare il Jobs Act!”.
Queste alcune delle roboanti dichiarazioni del neo-Ministro del lavoro Luigi Di Maio nell’annunciare l’approvazione in Consiglio dei Ministri del primo decreto sul lavoro del governo giallo-verde.
E’ comprensibile che Di Maio tenti di inseguire a livello retorico il Ministro dell’Interno Salvini (campione assoluto di sparate quotidiane), ma nonostante gli sforzi, il leader della Lega sta vincendo a mani bassi il confronto in abilità retorica e capacità di condizionare l’agenda politica.
Comprensibile anche il tentativo di battere un colpo “a sinistra” strizzando l’occhio a una parte della società e dello stesso elettorato dei Cinque Stelle palesemente a disagio di fronte al dilagare oltre ogni argine del “cattivismo” leghista.
Tanti hanno già scritto in modo approfondito [1/2] su questo Decreto Dignità, ma ci sembrava sensato analizzare alcuni dei punti più importanti della nuova legge.

TEMPO DETERMINATO
Viene abbassato da 36 a 24 mesi il limite dei contratti a termine e ridotta da 5 a 4 la possibilità di rinnovarli. La causale viene reintrodotta dopo 12 mesi. Di fatto non cambia quasi nulla. Un’azienda potrà tranquillamente impiegare a termine una persona per 12 mesi per poi mandarla a casa e chiamarne un’altra e via così all’infinito. Aumentati dello 0,5% gli oneri contributivi per ogni rinnovo. Nessuno sconto fiscale per agevolare le assunzioni a tempo indeterminato.

ARTICOLO 18
La vera bandiera ammainata nella battaglia dell’Autunno 2014 sul Jobs Act. La norma di legge che consentiva il reintegro per i lavoratori ingiustamente licenziati. Lì dove non riuscì Berlusconi nella Primavera 2002 è riuscito Renzi quattro anni fa. E lì tutti a spiegarci che senza lacci, lacciuoli e regole medievali ci sarebbe stato un boom di occupati… A quattro anni dai fatti i nuovi contratti sono quasi tutti a termine, di tutele crescenti non si vede neppure l’ombra e in aggiunta a ciò…all’interno del mondo del lavoro è stato scavato un nuovo solco: quello dei lavoratori assunti pre e post-Jobs Act. Con tutte le difficoltà che derivano nel fare sindacato e vertenze sui posti di lavoro per tutti i lavoratori posti sotto ricatto con la mancata tutela del reintegro. Ancora ieri, all’assemblea nazionale PD, da Renzi nessuna parola di autocritica…quando si dice che perseguire è diabolico!
Di Maio non reintroduce la tutela contro l’ingiusto licenziamento, ma aumenta le possibili mensilità di indennità da 24 a 36 mesi (sempre che uno riesca ad arrivarci!).

PRECARIETA’/REDDITO
Nulla sul tema della precarietà. Va ricordato che, oltre al già citato contratto a tempo determinato, comunque capace di offrire alcune garanzie e coperture, esistono molte altre forme contrattuali che non vengono minimamente scalfite dal Decreto Dignità.
Nulla su come garantire una continuità di reddito a migliaia di precari costretti a cambiare più lavori in un anno.
Niente anche per quanto riguarda la questione reddito minimo (anche quella sbandierata in campagna elettorale).

Altro tema che non viene affrontato, ma che è stato molto sbandierato negli ultimi mesi creando molte aspettative almeno in una parte del mondo dei lavoratori del commercio è quello del lavoro domenicale e festivo.

Insomma, sembra che, anche se la direzione più essere giusta, la montagna abbia partorito il più classico dei topolini.
E non si capiscono le grida di disappunto che si sollevano dagli ambienti padronali per un iniziativa che non sposta molto nell’attuale mondo del lavoro.

Una considerazione finale sulla ludopatia (anch’essa trattata dal decreto). Siamo i primi a renderci conto che il proibizionismo non è la migliore delle cure possibili, ma è anche vero che chiunque di noi abbia messo piede anche solo una volta in un qualsiasi bar della periferia milanese non possa essersi reso conto dei livelli devastanti che il fenomeno ha assunto. Persone fisse per ore davanti alle macchinette a giocarsi stipendi e pensioni in un business che spesso e volentieri nasconde il puro e semplice riciclaggio di denaro sporco. Ci sentiamo di citare una frase pronunciata in uno di questi bar che in qualche modo dipinge bene la situazione: “Oh…un tempo c’erano le code dei tossici per l’eroina, ora le code dei pensionati per le macchinette!”. Forse sarebbe il momento di iniziare a parlarne.

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