Milano, 2.000 in piazza per non dimenticare la strage fascista

“Per fortuna il governo non ha aperto bocca su piazza Fontana, altrimenti chissà quali c…..e avremmo dovuto ascoltare!”. Con questa frase ascoltata ieri sera alle 18 in Palestro ci sembra giusto iniziare il racconto della giornata serata di ieri: 12 dicembre 2022.

Nel 53° anniversario dell’eccidio fascista di piazza Fontana che provocò 17 morti e 88 feriti un corteo di circa 2.000 persone ha attraversato il centro della metropoli partendo dai giardini di Palestro proseguendo poi per piazza San Babila, piazza della Scala, piazza Duomo e terminando il tragitto proprio di fronte alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, teatro della strage.

Nelle chiacchiere al gelo milanese, molti dei e delle partecipanti all’iniziativa tiravano una sorta di respiro di sollievo di fronte al silenzio di tomba del Governo Meloni in occasione della sanguinosa ricorrenza. La destra, si sa, quando bisogna parlare di qualche tema scabroso legato alla propria storia utilizza una navigata e collaudata strategia di inabissamento unita al consueto benaltrismo valida sia per il Ventennio come per gli anni Settanta. L’unico che ieri ha aperto bocca (a sproposito) su Twitter è stato il Presidente del Senato Ignazio La Russa, che chi ha fatto politica di piazza a Milano negli anni Settanta conosce in ben altri ruoli, che ha pensato bene di sponsorizzare, nella giornata del ricordo del massacro perpetrato dai fascisti di Ordine Nuovo, un documentario RAI sulle violenze degli anni ’70 in cui si parla anche della tragica vicenda di Sergio Ramelli. Inutile dire che molti, sui social, si sono sentiti in dovere di ricordare alla seconda carica dello Stato la data 12 dicembre 1969 (da lui allegramente sorvolata) e le vicende a essa connessa. Uno dei pochi a collegare la parola strage con la parola neofascismo è stato il Presidente della Repubblica Mattarella.

Ma abbandoniamo il teatrino istituzionale per tornare a parlare delle persone che il massacro di 53 anni fa continuano a sentirlo sulla loro pelle e a scendere in piazza per ricordarlo.

Il corteo, che ha raccolto diverse generazioni, era aperto dallo striscione di Memoria Antifascista e seguito da quello di diversi spezzoni tra cui quelli Partigianə organizziamo resistenza e Antifa già visti in piazza contro Lealtà Azione il 4 dicembre. Presente anche uno spezzone solidale con la lotta di Alfredo Cospito, detenuto anarchico in sciopero della fame per il quale, la Procura di Torino ha chiesto l’ergastolo ostativo per il surreale reato di strage politica per…una strage che non c’è mai stata! Cospito, in carcere da 10 anni, è infatti accusato della gambizzazione di un dirigente dell’Ansaldo in quell’anno e di un attentato dimostrativo (senza feriti né morti) davanti alla Caserma degli allievi carabinieri di Fossano. Va ricordato che il gravissimo reato di strage politica non è stato contestato né agli imputati di piazza Fontana né ai massacratori della Stazione di Bologna che provocò 85 morti (tra cui 4 bambini e bambine sotto i 10 anni) e 200 feriti. La corte torinese che sta giudicando Cospito ha recentemente accolto la questione di costituzionalità sollevata dalle difese trasmettendo gli atti alla Corte Costituzionale.

Il corteo ha attraversato il centro cittadino e giunto in via Larga ha ricordato la figura di Saverio Saltarelli, giovane lavoratore-studente ucciso da un lacrimogeno sparato ad altezza d’uomo dai Carabinieri durante gli scontri scoppiati in occasione del corteo per il primo anniversario della strage il 12 dicembre 1970.

Una volta giunti in piazza Fontana, la memoria è invece andata alla figura di Giuseppe Pinelli, ferroviere anarchico vittima, come Pietro Valpreda, della macchinazione poliziesca che tentò, per un lungo periodo di attribuire la colpa di quello e di altri attentati al mondo anarchico. Va ricordato che Giuseppe Pinelli, trattenuto illegalmente dalla Polizia morì precipitando da una finestra della Questura di Milano la notte del 15 dicembre. Una sentenza surreale (per usare un eufemismo) della magistratura del 1975 attribuì la caduta a un fantomatico “malore attivo”. Pinelli lasciò una moglie e due figlie: Claudia e Silvia e verrà ricordato giovedì 15 alle 18 in piazza Fontanta.

La ricorrenza della strage insomma continua a rimanere una data da onorare per la parte meno smemorata di questa città.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *