Milano – Dalle scuole alla piazza. Una settimana di lotta studentesca

Oggi un migliaio in piazza dopo cinque giorni di mobilitazioni.

Per primo è stato il Carducci lunedì. Poi è toccato al Vittorio Veneto e poi ancora al Beccaria. A gennaio era stato il turno del Manzoni e del Severi-Correnti.

Stiamo parlando delle scuole occupate a Milano nelle ultime settimane. A cui vanno ad aggiungersi gli istituti che si sono mobilitati in altri modi come per esempio il Russell o il Bottoni.

Il punto di rottura per giovani e giovanissimi messi in ginocchio da due anni di pandemia e di scuola a singhiozzo è stato senza dubbio la morte di Lorenzo Perelli, il giovane diciottenne morto il 21 gennaio al suo ultimo giorno di Alternanza (anche se adesso la chiamano in altro modo, ma la sostanza è identica) colpito da una trave in un’azienda meccanica in provincia di Udine.

Quella tragica vicenda ha portato a un salto di consapevolezza e a un effetto domino di mobilitazioni che si sono diffuse in tutto il territorio nazionale dopo che per i mesi autunnali l’epicentro era stato Roma con decine di scuole occupate come non si vedeva ormai da molti anni.

Nei giorni immediatamente successivi alla morte di Lorenzo, mentre la politica parlamentare era totalmente assorbita dal rito stucchevole dell’elezione del Presidente della Repubblica, migliaia di ragazze e ragazzi scendevano in piazza prendendo manganellate a Roma come a Torino, a Milano come a Napoli.

Il terribile episodio di Udine è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso dopo due anni terrificanti fatti di didattica a singhiozzo, distruzione della socialità (fondamentale per giovani tra i 14 e i 19 anni), disagio psichico dilagante (tutte le autoinchieste meritoriamente autorganizzate nelle scuole hanno dato esiti sconfortanti) e più di un dubbio sulla maturità 2022.

Da lì quindi il nuovo ciclo di occupazioni, alcune caratterizzate anche da motivazioni interne ai singoli istituti.

Occupazioni non frutto di atti di forza minoritari, ma regolarmente votate a maggioranza.

Oggi si è trattato di trasferire le lotte in corso dai fortini delle scuole alla piazza.

Circa un migliaio di ragazze e ragazzi hanno sfilato da largo Cairoli al liceo classico Manzoni dove il collettivo aveva indetto un partecipato presidio che come primo obiettivo aveva la lotta all’Alternanza Scuola-Lavoro di renziana memoria.

Una volta arrivato in via Orazio, dopo una breve sosta, il corteo è ripartito verso Missori, a pochi passi dall’Assolombarda, dove si erano verificate le cariche del 28 gennaio.

Dato importante: quella di oggi è la mobilitazione studentesca più importante degli ultimi tre anni (escluse le piazza per la giustizia climatica di Fridays For Future) a Milano. Non va dimenticato che si viene da un autunno di magra per le mobilitazioni a tema studentesco.

In aggiunta a ciò la piazza di oggi ha portato in piazza situazioni di lotta vere e reali.

E’ evidente che le occupazioni, che stanno riscontrando un tasso di adesione molto alto, vengono sentite più “proprie” da ragazzi e ragazze che fanno ancora fatica a trasferire nelle strade la loro rabbia.

Ma la situazione, come direbbe qualcuno, è in divenire. Per il 18 è prevista una nuova mobilitazione e in settimana potrebbero esserci altre occupazioni o autogestioni.

Inutile dire che, chiacchiere fumose a parte, dalla politica sta arrivando la solita sconfortante risposta fatta di paternalismo-repressione-indifferenza.

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