Storie di confine: respingimenti illegali alle porte dell’Europa

Il Libano è uno dei Paesi più piccoli del mondo. Tra gli oltre 6,5 milioni di abitanti sono compresi circa 400mila rifugiati palestinesi.
Qui i primi profughi palestinesi, costretti a lasciare le loro terre, arrivarono nel 1948 e da 73 anni sperano di tornare a casa, ma non possono; un documento glielo impedisce e quindi sono profughi nella terra dove sono nati e mai potranno vedere la propria terra di origine, la Palestina.

È difficile trovare al mondo un altro luogo con una carenza tale di diritti, o forse no. Perchè Souleyman, un ragazzo palestinese di 21 anni nato profugo in Libano, ha raggiunto le porte dell’Europa con la speranza di raggiungere suo fratello in Italia, ed è costretto a vivere una situazione al di là di ogni immaginazione.
Sapeva già che centinaia di chilometri di barriere elettrificate, presidiate da cecchini, con sistemi di controllo di ultima tecnologia rendono l’UE un vero e proprio fortino; e se non ci sono barriere, ci sono gli uomini armati dell’agenzia europea Frontex, il cui compito è quello di controllare le frontiere esterne degli Stati dell’Unione Europea e di quelli aderenti al trattato di Schengen: militari, armi e mezzi da guerra di terra e di mare contro persone disarmate che camminano verso l’Europa.

Souleyman arriva in Bielorussia dove la situazione di emergenza umanitaria si trascina ormai da mesi: la Polizia bielorussa scorta carovane di migranti, prevalentemente provenienti da paesi del Medio Oriente, verso le frontiere polacca, per fare pressione sui paesi frontalieri dell’Unione Europea.
Utilizzare delle persone per far pressione sull’UE che tanto si è attrezzata negli anni per proteggersi dai flussi migratori è una macabra strategia già usata per ottenere favori e riconoscimenti: dalla Turchia di Erdogan che minaccia l’Europa con l’arma dei rifugiati fino ad arrivare alla Bielorussia del Presidente Alexander Lukashenko.
La risposta del Premier polacco, Mateusz Morawiecki, è stata di schierare circa 12mila uomini dell’esercito, determinato a “difendere i confini polacchi ed europei”.
La mancanza di diritti economici e sociali, l’assenza di diritti civili e politici, la povertà e le guerre, determinate spesso dagli stessi paesi che oggi tirano su barriere anti-migranti, ha spinto persone ad abbandonare le proprie case per cercare un destino migliore in Paesi che vivono in pace.
Souleyman, come già detto, ha l’intenzione di ricongiungersi con un familiare in Europa e quindi arriva in Bielorussia quando lì, e nei paesi limitrofi, è già in corso una catastrofe umanitaria.
Non c’è bisogno di aspettare che l’ennesimo bambino muoia di freddo o di fame tra la neve per dirlo a chiare lettere, non c’è bisogno di vedere l’ennesimo video di poliziotti di frontiera accompagnati da cani che azzannano cittadini afghani che dormono dentro sacchi a pelo di fortuna nel bosco per dire che sono in corso violazioni di diritti umani più basilari.

Suleyman è riuscito a contattarci per inviarci la sua posizione, ha voluto farci sapere dove si trovava e che era senza vestiti, al freddo, nel bosco. Assieme a lui c’è anche Mohammed, anche lui palestinese del Libano, di 40 anni. Il peso dei giorni al freddo e senza cibo lo ha indebolito più velocemente.
Hanno attraversato il confine dalla Bielorussia alla Polonia il 18 novembre 2021. Erano già malati per strada, malnutriti e vicino all’ipotermia mentre camminavano nel bosco, e il giorno dopo sono stati trasferiti al Powiatowy Hospital di Siemiatycze dove hanno ricevuto le prime cure.

Può succedere che vengano riportati in Bielorussia dall’ospedale polacco in cui si trovano? Sì, è già successo.
Dall’Italia, precisamente come associazione Mutuo Soccorso Milano, siamo entrati in contatto con avvocati polacchi e associazioni locali che potessero aiutare Suleyman e Mohammed a richiedere asilo in Polonia, pur di non essere deportato illegalmente in Bielorussia.

Suleyman e Mohammed, una volta raggiunta la Polonia, avrebbero diritto a richiedere asilo politico. Questo diritto è statuito da diversi strumenti giuridici: gli articoli 67 paragrafo 2, 78 e 80 del TFUE, l’art. 18 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea nonché il Regolamento EU 604/2013 (Dublino III).
Ogni respingimento da parte di uno stato dell’Unione Europea è, pertanto, illegale e viola le citate norme.
La Polonia è accusata da più parti di respingimenti sommari anche ai danni di chi riesce ad attraversare il confine e che dunque – in base al diritto internazionale e al regolamento di Dublino – può chiedere asilo nel paese di ‘prima accoglienza’. In assenza di occhi indiscreti, il governo di Varsavia respinge anche chi non può, come è successo a diverse persone afghane, siriane, curde. Contro di loro, la Polonia ha eretto lungo il confine una recinzione di filo spinato e, con la Bielorussia che si rifiuta di farli rientrare, i migranti si ritrovano bloccati nelle foreste dove di notte le temperature calano sotto lo zero. Diverse persone sono morte di ipotermia.
Dopo essere stata contattata da Mutuo Soccorso Milano, lunedì 22 novembre la fondazione Ocalenie, nella quale operano attivisti e avvocati, è riuscita a raggiungere l’ospedale dove Suleyman e Mohamed erano ricoverati. L’avvocata di Ocalenie si è recata in ospedale al fine di far firmare ai ragazzi il potere di rappresentanza legale necessario per assisterli nella presentazione della richiesta di protezione internazionale alle autorità polacche.
Tuttavia, dopo un’ora dalla firma della procura, i timori di Suleyman e Mohamed si sono avverati: la Polizia di frontiera è arrivata in ospedale e li ha prelevati con la forza, noncurante del fatto che fossero in procinto di inoltrare la richiesta di asilo.
Abbiamo immediatamente allarmato Ocalenie e altre associazioni, che si sono premurate di seguire la macchina della Polizia e di recarsi dove Suleyman e Mohamed sono stati portati: nell’edificio della guardia di frontiera a Mielnik.
Nel frattempo sono stati allertati media nonché una deputata polacca, che hanno raggiunto l’edificio a Mielnik per fare pressione sulla Polizia. Nonostante la pressione esercitata da avvocati, attivisti, la deputata e i media, la polizia ha negato qualsiasi aggiornamento e informazione relativa ai ragazzi.
Si pensava fossero ancora nell’edificio della guardia di frontiera, ma non vi erano sicurezze a riguardo. Sono trascorse più di 12 ore senza ricevere alcuna notizia.
Nel pomeriggio del 23 novembre il console palestinese in Polonia è riuscito ad accedere all’edificio delle guardie di frontiera: Suleyman e Mohamed erano ancora li, in attesa di sapere se sarebbero stati deportati in Bielorussia o meno. Grazie alle pressioni del console palestinese, le autorità polacche hanno acconsentito a non respingerli illegalmente ma ad avviare l’iter per la richiesta di asilo politico in Polonia.
La strada è lunga e tortuosa, e se Souleyman e Mohammed riusciranno a chiedere asilo in Polonia pur di non essere deportati in Bielorussia, saranno costretti a vivere nelle strutture di prima accoglienza polacche per almeno 18 mesi.
Souleyman e Mohammed sono molto provati psicologicamente e fisicamente, avrebbero bisogno di essere assistito da uno psicologo.
Se c’è qualcosa di positivo in questa storia tra tante cariche di ingiustizia, è che grazie a giorni di pressione e mobilitazione a livello nazionale e internazionale Mohammed e Souleyman non sono caduti nel dimenticatoio e nel buco nero dei soprusi al confine: ciò a riprova del fatto che la solidarietà internazionale è importante, e spesso salva delle vite, perchè se ci muoviamo coordinati insieme, raggiungiamo dei risultati, conquistiamo libertà, otteniamo il rispetto dei diritti di tutte e tutti.

Restiamo umani.

Mutuo Soccorso Milano

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Una risposta a “Storie di confine: respingimenti illegali alle porte dell’Europa”

  1. mario valenti ha detto:

    Fa sempre molto piacere sapere che ci sono persone speciali che dedicano tempo ed energia per aiutare chi è in situazioni tragiche a causa della mancanza di diritti e di dignità. Questi dovrebbero essere garantiti ad ogni uomo sulla terra, assieme al cibo, alla sanità, alla scuola.
    Io come cattolico cerco nel mio piccolo di appoggiare le associazioni che portano medici, cibo e scuole agli ultimi della terra. Penso che il lavoro che fate come MiM sia altrettanto importante.
    Siate orgogliosi di Voi perché nella società secolarizzata e individualista in cui viviamo è gente come Voi che mi rende fiero di essere uomo, figlio di Dio, e fratello di tutti Voi.
    Grazie

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