Il Tav va fatto. E chiunque si metta contro alla sua realizzazione va fermato (sulle condanne per l’8 Dicembre 2011)

 

NoTavIl Tav va fatto. E chiunque si metta contro alla sua realizzazione va fermato.

E’ questo l’imperativo che riecheggia tra i manganelli alzati contro persone anziane, tra la massiccia dose di violenza inflitta in questi anni a danno di un’intera popolazione, tra gli stanzoni della classe dirigente che da una parte intasca mazzette e dall’altra decide su un territorio che di fatto non vuole l’Alta Velocità. Se pensiamo alla militarizzazione subita dalla Val di Susa negli ultimi 10 anni ci viene in mente una vera e propria “galleria degli orrori” che, senza dover andare indietro al triste assalto notturno al presidio di Venaus del Dicembre 2005 ci porta alla mente i pestaggi, i lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo, i lanci di oggetti dai viadotti da parte delle Forze dell’Ordine del 3 Luglio 2011 e successivamente la storia di Marta, la NoTav molestata dagli agenti solo un paio di anni fa.

Ancora una volta tocchiamo la triste verità con mano: la sentenza del processo per i fatti dell’8 Dicembre 2011 (anniversario della “battaglia di Venaus”) non dice nulla di nuovo e parla ancora la lingua di un procedimento condotto seguendo una precisa linea politica, quella della repressione e della condanna di comportamenti che non possono essere ricondotti in alcun modo a reati definiti.

Sia ben chiaro. Crediamo che il dibattito su cosa sia legale a fronte della corruzione diffusa e della speculazione che stanno dietro alla realizzazione di grandi opere come questa lasci il tempo che trovi e sosteniamo tutti i mezzi che finora sono stati usati per portare avanti una lotta che mostra dignità, costanza, rispetto per la popolazione e per il territorio, volontà di partecipazione dal basso.

A Torino sembra esserci ormai da qualche anno una “legislazione speciale” per chi lotta contro il Tav.

Il caso limite è il processo a Erri De Luca per le semplici parole espresse conto la grande opera che farà scempio in Piemonte. Allo scrittore non viene contestato alcun reato, ma il semplice fatto di essersi schierato contro il progetto Tav con parole forti.

Ma si potrebbe parlare anche di coloro che sono stati condannati ingiustamente e accusati persino di terrorismo per il semplice fatto di essersi opposti allo scempio della Val di Susa.
E’ di ieri l’inizio del processo di appello per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò per l’ormai celebre “notte del compressore”. Un procedimento che ha visto addirittura scendere in campo un pezzo da 90 della magistratura torinese come Marcello Maddalena nel tentativo di ripristinare la fattispecie di terrorismo fatta a pezzi da due sentenze della Corte di Cassazione.

Dicevamo della sentenza sui fatti dell’8 Dicembre 2011
E’ successo così che un attivista del Collettivo Lambretta è stato condannato a 1 anno e 9 mesi in primo grado (insieme ad altri 5 NoTav condannati alla stessa pena più altri due condannati a 2 mesi e tre assolti) per il semplice fatto di essere presente a una manifestazione. Nessun gesto, nessuna azione immortalati dagli immancabili filmati dalla Polizia Scientifica.
La gestione di questi processi non è una questione di legalità, ma di oppressione della legittimità di prendere parte a una protesta in un sedicente paese democratico.
La mera presenza in piazza è ormai un reato.
L’uso continuo e spregiudicato della fattispecie del “concorso” giustifica condanne per ogni iniziativa di lotta.

Questo è inaccettabile.
Ed è proprio per questo che non si può fermare la lotta. Viviamo in un paese dove le grandi opere ed i grandi eventi sono la maschera laccata di un finto progresso dietro cui si nascondono austerity, inquinamento, cementificazione, estrazione di risorse e soldi pubblici, corruzione, speculazione…
Che il TAV sia un’opera capaci di creare danni permanenti ai territori lo insegna bene la vicenda del Mugello dove gli scavi hanno irrimediabilmente danneggiato le falde e le acque della zona.

Forse siamo dei sognatori, ma il bene comune esiste e va tutelato, dobbiamo prenderci cura del terreno e del territorio così come non possiamo permettere che i sacrifici che facciamo ogni giorno gonfino le tasche di pochi, danneggiando la vita di molti.
Un anno e 9 mesi non sono uno scherzo a fronte degli arresti avvenuti a Firenze, delle infiltrazioni mafiose, di una classe politica e manageriale che nonostante gli scandali, rimane in piedi.

Complici e solidali,
No Tav fino alla vittoria!

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2 risposte a “Il Tav va fatto. E chiunque si metta contro alla sua realizzazione va fermato (sulle condanne per l’8 Dicembre 2011)”

  1. […] però questo non è l’unico processo in corso a Torino sulla lotta NoTav. Di settimana scorsa è una serie di condanne per la manifestazione dell’8 Dicembre 2011 senza dover ricordare il maxiprocesso per i fatti del 27 Giungo e 3 Luglio di quattro anni fa con […]

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