Tra uccidere e morire c’è un’altra via: vivere. Mai più CIE

10298775_10206668047651059_8885601575802983643_nDomenica 14 Giugno. Piove. Anzi, piange a dirotto dal cielo.
E come dargli torto, al cielo.

Negli ultimi mesi Milano è al centro dell’interesse mediatico, da una parte per la favola del nutrire il pianeta, con le istituzioni che parlano della distribuzione di cibo nel mondo, dall’altra per i migranti in transito , con persone, volontari, associazioni che distribuiscono cibo, vestiti e cure mediche.

Ci siamo fermati, a parlare con chi questa situazione la tocca ogni giorno, con chi si occupa di questi esseri umani e cerca con i pochi mezzi che ha di prendersene cura; perché purtroppo ancora una volta le istituzioni, a partire dai comuni, fino ai massimi livelli europei non sono presenti e quando ci sono le gaffes sono da copione.
Così abbiamo invitato a Zam Chiara, redattrice di www.corrieredellemigrazioni.it & www.rapportoconfidenziale.org e Rahel, del comitato cittadino Cambio Passo e Riccardo del Naga.
Insieme a loro e soprattutto grazie a loro abbiamo ripercorso la storia dei migranti,
i motivi che li spingono a migrare verso il bel paese, cosa affrontano nel loro viaggio e con quali politiche si scontrano una volta arrivati nella democratica e civile Europa.

Ci siamo soffermati su come la stampa sia efficace, talvolta, a creare disinformazione.
Non si fanno inchieste, non si raccontano i paesi e le situazioni da cui arrivano i migranti, non si approfondisce la complessità del tema migrazione nonostante l’Italia sia nuovamente un paese di emigranti.
Parte delle responsabilità sono dei giornali.
Quelli di destra che usano solo espressioni e narrazioni di destra, quindi scientificamente razziste e populiste, prive d’intelligenza e credibilità, e quelli, “di sinistra” che spesso utilizzano lo stesso linguaggio dei giornali di destra e che si appiattiscono sulla notizia del giorno non elaborando pensieri e approfondimenti più ampi e sensati.
Spesso si scrive di migrazione solo quando non se ne può più fare a meno.
Milano vive una situazione difficile da più di un anno e mezzo, fatta di arrivi di profughi, portati in città e poi lasciati a loro stessi per strada. Solo da qualche mese questa situazione fa notizia sotto l’erroneo nome di “emergenza”.

Quello che succede è quotidiano, ripetuto mese dopo mese e continuerà. Le migrazioni non si fermano con le leggi, sono eventi che fanno parte della storia dell’umanità. E’ sciocco pensare di poter fermare un fenomeno che è sia naturale, sia troppo spesso causato da quei paesi che si definiscono e si sentono civili e superiori, gli stessi paesi, guarda caso, che hanno colonizzato gran parte del continente africano.

Abbiamo dato dei volti e dei nomi ad alcune di queste persone, ascoltando le storie del film Limbo di Matteo Calore e Gustav Hofer.
Un film che parla di CIE. Centri di identificazione ed espulsione.
Centri di vera e propria detenzione.
Carceri. Luoghi in cui la dignità umana viene dimenticata, calpestata, ignorata. Spesso dormono su letti senza materassi. Le condizioni degli stabili sono fatiscenti.
Non sempre hanno contatti con l’esterno.
Nelle strutture non c’è niente da fare per passare il tempo se non angosciarsi per non sapere cosa ne sarà della propria vita, e aspettare, stare in un Limbo, insomma.
All’interno dei CIE vengono violati i diritti delle persone.
E’ possibile che questo avvenga sui cittadini clandestini in quanto sono messi dalle ultime leggi in materia in una palese condizione di inferiorità giuridica che li marginalizza.
E tutto questo avviene perché non hanno un documento.
Tutto questo perché se non si ha un lavoro e il permesso di soggiorno scade si diventa improvvisamente clandestini.
Tutto questo perché qualcuno lucra sulle vite di queste persone. Sono imprese private come la Gepsa a gestire i cie, la stessa che in Francia gestisce le carceri di stato, (strano eh?) e i loro metodi di lavoro sono del tutto discutibili e lontani dal concetto di umanità e accoglienza.
Gepsa: Gestion Etablissements Penitenciers Services Auxiliares gestisce il Cie di Via Corelli di Milano, è una filiale di Cofely, società a sua volta appartenente alla multinazionale dell’energia Gdf-Suez, colosso nell’energia e nel campo del petrolio, oltre che un leader mondiale nella produzione di armi. Questo è l’esempio perfetto del comportamento dell’occidente nel continente africano, patria dei migranti che ora affogano nel Mediterraneo. Multinazionali e imprese riescono prima a creare profitto sui conflitti armati del continente, questi generano crisi geopolitiche nell’area che sono la causa dei flussi migratori. Una volta arrivati in Europa i migranti diventano una seconda volta un profitto trasformandosi in “ospiti” dei cie. Lager di stato riempiti da cittadini stranieri rei di aver commesso il reato di clandestinità.
E per completare il cerchio, i recenti scandali legati all’interno del comune di Roma proprio alla gestione degli appalti per l’ospitalità ai migranti danno il chiaro quadro di come viene spartito l’affare profughi, dividendo in parti eque i soldi pubblici tra vertici comunali e nazionali corrotti, imprese private e crimine organizzato.
In conclusione di questa giornata di approfondimento e condivisione abbiamo lanciato nel cielo della notte delle lanterne, simbolo della campagna ” mai più CIE “.
Volano libere nel cielo le lanterne.
Come dovrebbero essere liberi gli uomini e le donne su questo pianeta
Perché vogliamo liberarci da questo sistema. Vogliamo liberarci di chi ti dice dove puoi o dove non puoi stare. Vogliamo liberarci di chi lucra sulla disperazione e sulle speranze altrui. Vogliamo liberarci delle frontiere. Non vogliamo più stare a guardare. Noi vogliamo davvero immergerci in questa parte di umanità sballottata da un’ onda all’ altra.
Noi scegliamo di vivere.

Collettivo ZAM-Mai più CIE

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