Azione al Consolato turco di Milano per la libertà di Ocalan e contro l’intervento turco in Rojava

14101994_10211037739368022_169007682_nAzione al Consolato turco oggi a Milano.

Oggi si è svolta un’azione della comunità curda milanese al Consolato turco di Milano. Lo scopo era chiedere la liberazione di Ocalan.

L’azione si è però caricata anche di altri significati perché proprio oggi le truppe turche hanno fatto il loro ingresso ufficiale nel Nord della Siria. 

La scusa ufficiale è quella di “liberare” la città di Jarabulus dal controllo dello Stato Islamico. Uno Stato Islamico che, fino a pochi mesi fa è stato a dir poco coccolato da Erdogan e soci.

L’obiettivo reale è impedire alle forze curde delle YPG di raggiungere la città e unificare i tre cantoni dalla Rojava dopo la liberazione di Manbij.

La Siria continua dunque a essere terreno di confronto e scontro tra le grandi potenze planetarie Stati Uniti e Russia (gongolante per gli ultimi successi geopolitici in Medioriente) con annessa sfida delle potenze regionali Turchia, Iran e Arabia Saudita solo per citarne tre.

Questo il comunicato dell’azione di oggi:

Quella di oggi è stata un’azione fatta dalla comunità curda milanese davanti al Consolato turco per chiedere la libertà dell’leader Abdullah Ocalan imprigionato da anni nel carcere di Imarli.

Già in diverse città europee si sono svolte azioni analoghe poiché dallo scorso Giugno non si hanno più sue notizie. Né i suoi familiari e né i suoi avvocati riescono ad incontrarlo perché il governo turco lo impedisce.

Erdogan continua la sua crociata contro il popolo curdo.

Quando a Gaziantep ci fu un’esplosione al matrimonio di un esponente dell’Hdp, che causò la morte di 50 persone tra cui 29 bambini, il presidente ha avuto il coraggio anche in quell’occasione di attaccare il PKK e paragonarlo all’Isis.

Non dimentichiamo che questo attacco si sta intensificando proprio in questi giorni e sta culminando con l’entrata della Turchia in Siria.

Con la scusa di liberare Jarablous, l’esercito turco sta in realtà colpendo la Rojava e il modello di autogoverno del confederalismo democratico.

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