Ma quale pacificazione!? Viva il nostro 25 Aprile!
Potreste mai chiedere a una pecora di ruggire e indignarvi perché non è in grado di farlo? Certo che no.
Eppure qualcuno si chiede come mai il vasto mondo della destra italiana erede della tradizione politica del fascismo non riesca proprio a celebrare la Festa della Liberazione.
La risposta è semplice: il 25 Aprile è la festa delle persone antifasciste e a noi, del sogno demenziale, perdente, suicida di qualcuno a “sinistra” di condividere questa festa con quella fetta di italiani che rimpiangono il Ventennio fascista, non ce ne fotte proprio!
Le speranze e i tentativi di far salire sul palco Meloni, La Russa, Lollobrigida e qualsiasi altra figura che faccia riferimento al governo di destra di questo povero e devastato paese, non appartengono sicuramente a chi – con fatica – lotta ogni giorno per togliere spazi di agibilità agli eredi del fascismo.
A ricordarcelo ci pensano le uscite quasi quotidiane del ceto politico di Fratelli d’Italia: dalle Ardeatine a via Rasella passando per la sostituzione etnica c’è solo l’imbarazzo della scelta nel suggerire quanto convertire la destra italiana ai valori dell’antifascismo sia una pagliacciata! Ma se non vi bastano le frasi imbarazzanti sul passato basta osservare quotidianamente l’operato di questo governo per trovarvici quanto di più distante dai sentimenti che hanno mosso migliaia di giovani italiani e italiane a prendere le armi per opporsi ai nazifascisti e per abbattere quel gigantesco mattatoio di massa in cui avevano trasformato l’Europa negli anni Quaranta.
Quando a una fetta di italiani amanti del “quando c’era LVI” chiedi di rinnegare i dis-valori del fascismo la reazione è quella di coloro ai quali viene chiesto di ingurgitare una medicina disgustosa. E del resto per loro l’antifascismo è proprio una medicina amarissima!
Nella settimana del 25 Aprile 1945 qualcuno, dopo mesi e mesi di resistenza coraggiosa e spesso disperata, decise di affrontare la morte per liberare la propria città, il proprio paese, dalla dittatura fascista e qualcun altro, quello del “Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi” decise invece di scappare travestito da soldato tedesco; moltissimi restarono a guardare.
A liberare Milano, come altre città italiane, non c’erano soltanto comunisti ma socialisti, cattolici, repubblicani, anarchici, liberali e addirittura monarchici: erano gli/le antifascistə.
Da una parte dunque la coraggiosa opposizione antifascista a 20 anni di regime caratterizzati da fine della libertà, assassinii, arresti, deportazioni, persecuzioni di oppositori e minoranze, avventure coloniali col loro portato di mostruosità e l’idiota scelta dell’entrata in guerra dell’Italia il 10 giugno 1940 con tutte le sue terribili conseguenze; dall’altra parte i camerati, squadristi armati, forti coi deboli e servili nei confronti del nazismo hitleriano, liberticidi, torturatori, e soprattutto colpevoli dell’omicidio di migliaia e migliaia di italianə.
Potreste mai chiedere a un* antifascista di condividere la piazza con gli eredi della vergognosa parentesi fascista di questo paese? Certo che no!
Dunque ci sembra chiaro che, 78 anni dopo quel 25 Aprile, è facile comprendere chi festeggerà e chi si nasconderà – realmente o dietro qualche banale frase retorica -, come è giusto che sia, nella pagina più buia della storia di questo paese pronto comunque a tornare a propagandare quella squallida teoria che solo in un “paese al contrario” come il nostro ha potuto avere un certo successo (e alla quale molti a “sinistra” come sempre hanno dato il loro bel contributo) per cui partigiani e fascisti, in fondo, fossero quasi la stessa cosa.
La storia che abbiamo deciso di ereditare noi, antifascistə degli anni 2000, è questa storia d’orgoglio partigiano che onora tutte quelle persone che sono morte per la libertà di tutti e tutte.
Il 25 Aprile è divisivo. Se sei fascista.
E a noi il 25 Aprile piace proprio così: DIVISIVO!
Da una parte i fascisti e dall’altra gli/le antifascistə!
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