Il salvataggio è un dovere, archiviato il «caso» Rackete
Anche le ultime accuse contro Carola Rackete sono state archiviate. La Giudice per le indagini preliminari (Gip) Micaela Raimondo ha accolto ieri la richiesta avanzata il 29 ottobre scorso dai pubblici ministeri Salvatore Vella e Cecilia Baravelli. La comandante della Sea Watch 3 ha agito, recita l’ordinanza, «nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto, nazionale e internazionale, del mare» e non ha dunque commesso il reato di immigrazione clandestina. Nel pieno rispetto delle norme sono stati sia il salvataggio dei 53 migranti in pericolo realizzato l’11 giugno del 2019, sia il rifiuto di farli sbarcare nel porto di Tripoli. Che non può essere considerato «sicuro». Corretta anche la decisione di non andare in Tunisia o a Malta.
L’ordinanza della giudice dichiara poi illegittimo il decreto interministeriale con cui gli ex ministri Matteo Salvini (Interno), Elisabetta Trenta (Difesa) e Danilo Toninelli (Infrastrutture) tentarono di impedire in extremis l’ingresso della nave umanitaria nelle acque italiane. Fu firmato sulla scorta del decreto sicurezza bis approvato poche ore prima, mentre la Sea-Watch 3 navigava verso Lampedusa. Il provvedimento «nel vietare l’ingresso, il transito e la sosta dell’imbarcazione nel mare territoriale italiano non faceva riferimento a specifiche e individualizzanti situazioni di ordine e di sicurezza pubblica che avrebbero potuto far ritenere pericoloso lo sbarco in Italia dei naufraghi», argomenta la giudice. Il «passaggio non inoffensivo» che avrebbe potuto giustificare la misura, infatti, non può desumersi «sul solo presupposto che i naufraghi fossero tutti stranieri senza documento».
Si conclude così la vicenda del soccorso più mediatizzato degli ultimi anni, in cui per 18 giorni si sono contrapposti il titolare del Viminale Salvini e la comandante Rackete. Dopo un braccio di ferro che aveva estenuato i naufraghi e l’equipaggio e tenuto col fiato sospeso il paese, il 29 giugno Rackete decise di entrare nel porto di Lampedusa. Attraccò al molo commerciale nonostante i tentativi di interposizione fisica della motovedetta V. 808 della Guardia di finanza. Per questo fu arrestata in flagranza con le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e a nave da guerra. Il teorema accusatorio iniziò a cadere già due giorni dopo, quando il Gip di Agrigento non convalidò l’arresto sostenendo che entrambi i reati erano stati commessi nell’adempimento del dovere di soccorso. Decisione poi confermata dalla Cassazione. Quel procedimento è stato archiviato il 14 aprile scorso.
Con l’ordinanza firmata dalla Gip Raimondi si chiudono tutte le indagini penali nei confronti di membri dell’equipaggio della Ong Sea-Watch. «Quest’ennesima archiviazione abbatte il pretestuoso muro legislativo eretto da Salvini e, nelle sue motivazioni, conferma quanto già stabilito dalla Corte di Cassazione: soccorrere chi si trova in pericolo in mare e condurlo in un luogo sicuro è un dovere sancito dal diritto internazionale», ha commentato l’organizzazione tedesca. «Se non avessi infranto pubblicamente quella legge ingiusta per combatterla in tribunale – ha scritto invece Rackete – sarebbe potuta essere ancora in vigore e molte persone ne avrebbero subito l’ingiustizia. Il messaggio più importante è che se affrontiamo l’ingiustizia, perfino e specialmente quando compiuta dallo Stato, possiamo vincere».
Prevedibilmente la decisione non è andata giù a Salvini che ha twittato: «Quindi, se capisco bene la sentenza, speronare una motovedetta militare italiana con uomini a bordo non è reato. Torniamo ai tempi dei pirati… No comment». Di segno opposto le reazioni dei parlamentari Nicola Fratoianni e Riccardo Magi, che durante i giorni di blocco salirono a bordo della Sea-Watch 3. «Noi eravamo già sicuri di stare dalla parte giusta e rivendico di essere stato sulla nave al fianco di Rackete», ha dichiarato il segretario di Sinistra Italiana. Per il presidente di +Europa: «Salvini in persona non è più al governo ma quelle politiche contrarie al diritto e al senso di umanità continuano ad andare per la maggiore in Italia e in Europa». Poche ore prima della notizia dell’archiviazione di Rackete la Sea-Watch 3 ha mollato gli ormeggi dal porto di Trapani per iniziare una nuova missione di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale.
di Ginsandro Merli
da il Manifesto del 24 dicembre 2021
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