Migranti: verso un’Estate di fuoco
Già nei primi mesi di quest’anno i flussi migratori provenienti dal Mar Mediterraneo verso le coste del Sud Italia sono aumentati del 51%. Quest’incremento, dovuto in parte alla chiusura della rotta balcanica, vede altre ulteriori aggravanti che fanno presagire quella che rischia di essere un’Estate di fuoco.
Se già l’Estate scorsa il dibattito sulle migrazioni è stato piuttosto infiammato al punto da non esaurirsi come di routine durante l’Inverno, nei prossimi mesi si rischierà un’escalation dovuta a una varietà di fattori che uniti insieme rischieranno di rendere drammatica la situazione per i migranti in transito verso il Nord Europa.
Tra questi sicuramente sono esemplari il Trattato tra Turchia e UE, la chiusura delle frontiere sui Balcani, la chiusura della frontiera austriaca, l’inasprirsi dei diversi conflitti e regimi nel continente africano e infine un maggior rigore nel rispettare la Convenzione di Dublino con l’introduzione dell’identificazione forzata dei migranti negli hotspot del paese di arrivo.
Insomma, non sembra difficile prevedere che quest’Estate assisteremo a un moltiplicarsi di esperienze simili a quelle di Calais, Idomeni e Ventimiglia in una Unione Europea che si sgretola di fronte al rigurgito reazionario della crescente destra sociale. La sinistra istituzionale europea risulta non pervenuta. Immobile e se non muta, completamente imbelle.
A prendere parola e portare acqua ai propri mulini sono soprattutto coloro che perseguono le crociate contro l’immigrazione chiedendo l’annullamento di Schengen, muri di filo spinato e, nei casi di mitomania sfrenata, come ha fatto il presentatore Andrea Paragone durante il programma ‘’La Gabbia’’, pareti galleggianti nel Mar Mediterraneo.
La polarizzazione del dibattito vede in campo da un lato il Front National, la Lega Nord, e tutti quei partiti politici e ‘’intellettuali’’ di estrema destra. Dall’altro una moltitudine di individui, associazioni e movimenti che invece si sono schierati in prima linea nell’istaurare meccanismi di solidarietà dal basso per favorire una migliore fruibilità dei flussi di soggetti in transito verso il Nord Europa o un accoglienza più decente per i richiedenti asilo ben distante dai nostrani casi di speculazione e corruzione di cui il caso Mafia Capitale è solamente la punta dell’iceberg.
Da Calais a Idomeni, da Melilla a Ventimiglia difficilmente si è trovata una sponda istituzionale efficace per chiedere un’alternativa più degna all’attuale gestione dei flussi migratori in Europa, anche e soprattutto in quei paesi, come la Grecia, in cui governano partiti di sinistra.
Il paradosso sta proprio nel fatto che a mettere in campo politiche conflittuali contro il leviatano delle istituzioni, associazioni governative e in generale la gestione militare e militaresca dei flussi migratori non sono stati solamente i tradizionali movimenti appartenenti alle aree della sinistra radicale ma soprattutto quei soggetti che pur non avendo una cultura di movimento di fronte alla materialità dell’ingiustizia hanno posto i propri corpi in prima linea promuovendo pratiche di azione diretta, mutualismo e disobbedienza civile.
È in questo spazio che i movimenti trovano un terreno per il rilancio e sarà presumibilmente questo lo spazio di conflittualità in cui sarà necessario e prioritario investire tutte le nostre forze per chiedere un’alternativa allo stato di cose presente. Quello del Brennero è stato un primo passaggio significativo in questo senso. Altro passaggio interessante potrebbe essere la Mayday milanese che potrebbe fare da “ponte” per i mesi più impegnativi di questo 2016.
Dave
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