Barghouti rompe gli indugi e si candida, Fatah nel caos

Mancava ieri sera solo l’ufficialità ma Marwan Barghouti, il «Mandela palestinese» che sconta cinque ergastoli in una prigione israeliana, rompendo clamorosamente i rapporti con il suo partito, Fatah, ha chiesto ai suoi sostenitori di raccogliere le firme necessarie, nelle ultime 24 ore disponibili prima della scadenza fissata dalla Commissione elettorale, per presentare una sua lista indipendente al voto del 22 maggio quando i palestinesi di Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est saranno chiamati a scegliere i deputati del Consiglio legislativo dell’Anp. La notizia ha avuto l’impatto di un violento terremoto nella asfittica politica interna palestinese. Barghouti intende presentarsi anche alle presidenziali del 31 luglio, in sfida all’anziano presidente Abu Mazen (85 anni), candidato ufficiale di Fatah. Alle legislative parteciperà un altro noto prigioniero in carcere in Israele, Ahmed Saadat, segretario del Fronte popolare (Fplp, sinistra marxista), che sarà a capo della lista del suo partito.

Barghouti includerà, si dice, nella sua lista altri membri di Fatah che chiedono un cambiamento radicale nella linea voluta da Abu Mazen e candidati indipendenti. Si vocifera che potrebbe allearsi con Nasser Qudwa, espulso nei giorni scorsi da Fatah e nipote dello scomparso leader palestinese Yasser Arafat. La mossa di Barghouti ha generato preoccupazione e rabbia ai vertici del partito. Il prigioniero politico, sebbene sia dietro le sbarre, ha le carte in regola per vincere le elezioni almeno in Cisgiordania, grazie alla sua popolarità intaccata solo in parte da 19 anni di detenzione. E può infliggere una sconfitta sonora anche al movimento islamico Hamas dato per favorito fino a ieri non solo a Gaza, la sua roccaforte.

Il più importante dei sondaggisti palestinesi, Khalil Shikaki, sosteneva qualche giorno fa che una ipotetica lista guidata da Barghouti, già ora nei primi posti, vedrà subito aumentare i consensi non appena il prigioniero politico ufficializzerà la sua partecipazione al voto. Non solo, con il 22% delle preferenze Barghouti è il candidato vincente per la carica di presidente palestinese, davanti al leader di Hamas, Ismail Haniyyeh (14%), ad Abu Mazen (9%) e al reietto di Fatah, Mohammed Dahlan (7%). Perciò si teme che, con qualche pretesto, le elezioni vengano rinviate o annullate, soluzione che non dispiacerebbe al governo israeliano – e altrettanto a Ue e Stati Uniti – fortemente contrario alla partecipazione alle presidenziali di Barghouti che, vincendo, lo metterebbe in una posizione molto difficile.

di Michele Giorgio

da il Manifesto del 31 marzo 2021

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