L’ultimo sfrontato attacco di Israele alla società civile palestinese
Questa notte le Forze di Occupazione israeliane hanno fatto irruzione negli uffici di Ramallah, nei Territori Palestinesi Occupati, di sette organizzazioni per la società civile palestinesi.
I militari hanno danneggiato i locali, confiscato beni e posto i sigilli alle porte fissando delle lastre di ferro, lasciando un ordine militare di chiusura delle ONG e dichiarandole “illegali”.
Si tratta di Al-Haq, Addameer, BISAN Center for Research and Development, Union of Agricultural Work Committees (UAWC), Union of Palestinian Women’s Committees (UPWC), Defence for Children International – Palestine (DCIP) e Health Work Committees (HWC).
Sei delle sette organizzazioni a ottobre 2021 sono state designate da Israele quali “organizzazioni terroristiche” ai sensi della legge israeliana antiterrorismo del 2016, e quali “associazioni illegali” ai sensi del Regolamento Militare del 1945 che Israele applica arbitrariamente nei Territori Palestinesi Occupati.
Stando alle accuse infondate di Israele, le sei organizzazioni finanzierebbero il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), un partito politico che viene considerato da Israele organizzazione terroristica.
La designazione è stata più volte condannata da rappresentanti dell’Unione Europea e dei suoi Stati membri – che per mesi hanno chiesto a Israele di fornire prove concrete a supporto delle accuse avanzate – dalle Nazioni Unite e da organizzazioni internazionali quali Amnesty International e Human Rights Watch. Da ultimo, a luglio 2022, 10 stati europei, fra cui l’Italia, hanno ufficialmente rifiutato la mossa di Israele, che nel corso di questi mesi non ha fornito le prove richieste, dichiarando che avrebbero continuato a lavorare con le ONG designate e a sostenere il loro operato.
Gli attacchi avvenuti questa mattina si inseriscono in questo contesto: ieri, infatti, il governo israeliano ha ratificato ufficialmente la designazione delle ONG a organizzazioni terroristiche, rendendola definitiva. Questa mossa, finalizzata a silenziare ulteriormente la società civile palestinese, ha conseguenze notevoli in quanto Israele – ufficializzando la designazione – potrà potenzialmente arrestare il personale delle ONG, bloccare i conti e i finanziamenti ed impedire alle stesse di continuare le loro attività.
Quest’ultima escalation è uno schiaffo alle recenti posizioni prese dai governi europei, che tuttavia continuano imperterriti le loro relazioni diplomatiche e commerciali con Israele. Purtroppo, è proprio la debole e lenta posizione presa dall’Unione Europea, che non ha mai condannato con azioni concrete e misure politiche le decisioni del governo israeliano in merito alla designazione, che ha dato a Israele la possibilità di mettere in atto gli attacchi di oggi.
DCIP ha affermato che attorno alle 5:55 di questa mattina, “più di una dozzina di soldati israeliani hanno forzatamente aperto la porta frontale dell’ufficio, rimosso un computer, la fotocopiatrice, la stampante e i faldoni relativi ai clienti [di DCIP], ovvero bambini palestinesi detenuti e rappresentati da DCIP nelle corti militari israeliane, così come mostrato dai video della telecamera di sorveglianza. Se ne sono andati dopo 45 minuti, sigillando la porta d’entrata e lasciando un ordine di chiusura dell’ufficio, dichiarando DCIP un’organizzazione illegale”.
Khaled Quzmar, Direttore Generale di DCIP, ha affermato che la loro attività di advocacy “diretta a esporre le gravi violazioni contro i bambini palestinesi che Israele compie, li ha resi un target del governo israeliano per anni”.
Francesca Albanese, UN Special Rapporteur per i Territori Palestinesi Occupati, ha condannato la mossa di Israele, esprimendo “piena solidarietà alle ONG palestinesi i cui uffici sono stati razziati dalle forze israeliane. Questa nuova azione illegale testimonia l’importanza del loro lavoro a sostegno della giustizia e dei diritti umani, e la paura che [ciò] causa alla potenza occupante”. Questi attacchi sono infatti parte della strategia di Israele di sfuggire a qualsivoglia responsabilità anche dal punto di vista del diritto internazionale.
Le incursioni, i saccheggi e la chiusura degli uffici sono gli ultimi di una serie di attacchi repressivi da parte di Israele contro le organizzazioni della società civile palestinese che sostengono i diritti umani e chiedono la fine dell’aggressivo regime coloniale e di apartheid di Israele.
Questa condizione dura da 74 anni, negando il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese e il diritto al ritorno dei rifugiati.
Ciò lo ha confermato anche Omar Shakir, direttore di Human Rights Watch per Israele e la Palestina, secondo cui “questa escalation allarmante è un attacco al movimento per i diritti umani. Pone una minaccia esistenziale alla società civile palestinese”.
Ma la società civile, palestinese e internazionale in sostegno della Palestina, non si fa silenziare da questa barbarie. Difatti, come confermato da Al-Haq in un Tweet, il loro team “è arrivato negli uffici di Al-Haq questa mattina e ha trovato la porta che le Forze di Occupazione Israeliane avevano sprangato la mattina aperta dalle persone come protesta contro gli attacchi alle organizzazioni della società civile! Ve lo assicuriamo, le azioni arbitrarie e illegali di Israele non ci silenzieranno”.
Inoltre, le ONG designate si sono già riunite alle 12 di stamattina fuori dagli uffici di Al-Haq per una conferenza stampa congiunta per denunciare le gravi azioni compiute da Israele. Le ONG e organizzazioni internazionali si stanno mobilitando nel condannare la mossa di Israele e nel richiedere ai governi e alle istituzioni di prendere azioni concrete. Una delegazione di diplomatici da tutto il mondo, in rappresentanza di 16 Paesi e dell’Unione Europea, si è riunita negli uffici delle organizzazioni per discutere dell’accaduto.
Esprimiamo il nostro pieno supporto alle organizzazioni attaccate, che continueremo a sostenere con ogni mezzo possibile #StandWithThe6.
AGNESE VALENTI x GazaFREEstyle
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