Dall’algoritmo alle persone: l’inversione di rotta necessaria per i riders

Chiunque di noi oggi può dire di aver avuto a che fare con la categoria dei riders.
Qualcuno li vede più o meno frequentemente quando ordina da mangiare o da bere da casa utilizzando l’app, qualcun altro li insulta quando li vede sfrecciare per le strade trafficate della città a qualsiasi ora del giorno e della notte, e qualcun altro ancora invece si è proprio trovato a indossare la giacca catarinfrangente colorata e consegnare cibo da nord a sud di Milano.
In una metropoli come la nostra, non esiste nessuno che non abbia mai visto un/a riders.
Sono uomini e donne di tutte le età ed etnie, per cui fuori dai ristoranti e dai fast food troviamo sia signori italiani che giovani africani, indiani, madri, studenti, arabi.
Si calcola che in Italia ci sono 30.000 riders registrate/i da multinazionali quali Glovo, Deliveroo, Uber Eats e Just Eat, un sistema di Food Delivery che ha un fatturato annuo di circa un miliardo di euro ma che oggi paga anche 2,50 euro il tempo di tutti questi lavoratori e lavoratrici.

Il 3 novembre, l’Unione Generale del Lavoro e Assodelivery – l’unica associazione dell’industria del food delivery – hanno siglato un accordo che mantiene il pagamento a cottimo e blocca l’introduzione di una paga oraria prevista dalla legge 128/2019.
Succede quindi che, con un articolato sistema di algoritmi e conteggi, viene formalmente dichiarato che questi lavoratori e lavoratrici avranno una quota oraria base di 10 euro, ma che viene poi ricalcolata rispetto al tempo impiegato per la consegna del cibo; se si impiegheranno 15 minuti, la paga complessiva sarà di 2,50 euro.
Ma non solo!
Non è prevista la malattia o l’infortunio nonostante il pericolo a cui vengono esposte queste persone, costrette a percorrere rapidamente in bici o in motorino il tragitto dal ristorante alla casa dell’utente;
Non sono previsti compensi in più quando si è operativi nonostante il maltempo, le interperie, la notte o una giornata festiva;
Non è prevista la tredicesima, la quattordicesima, il TFR a causa dell’assenza della vera e propria assunzione, privilegiando un modello superato nella sua forma esclusiva dal codice civile nel 1942 – la retribuzione a cottimo;
Non è prevista la maternità o la paternità, né le ferie né i permessi sindacali.
Per le persone straniere – una grossa fetta di questa categoria –  l’assenza del contratto comporta il mancato rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, con una conseguente perdita del diritto di risiedere legalmente nel territorio italiano perchè messi in condizione di clandestinità.

Inoltre non sono stati messi a disposizione dispositivi di protezione individuale per limitare i contagi nel luogo di lavoro che è la città, né rimborsi per le spese dovute all’utilizzo dei mezzi propri.
La firma di questo accordo che formalizza la situazione di sfruttamento dei/delle riders da parte di Assodelivery e UGL, ha scatenato diverse proteste e scioperi spontanei in città come Milano, Bologna, Torino.
Ecco che quindi Just Eat annuncia – a suon di titoloni sui giornali  – un passo indietro rispetto all’Accordo del tre novembre: entro il 2021, dichiara il rappresentante legale, i riders di justeat verranno assunti come dipendenti. Il contratto di lavoro sarà in linea con il CCNL, con un corso di formazione e di selezione dei 3000 lavoratori e lavoratrici.
L’annuncio arriva tre giorni prima del tavolo convocato dal Governo per discutere con Assodelivery e sindacati federali per parlare del contratto siglato con UGL.

Non aderire oggi alle proteste e agli scioperi indetti da questa categoria vuol dire accettare la comodità di un sistema sorretto sullo sfruttamento del tempo, della vita e del lavoro dignitoso di queste persone.
Se accettiamo che un algoritmo frutto di un’intelligenza artificiale possa lavorare per noi solo per poter consumare del cibo comodamente da casa nostra, accettiamo anche di farlo a discapito di un lavoratore alla stregua dello schiavo moderno.
Dobbiamo chiedere l’abolizione della retribuzione a cottimo e applicare ai/alle riders il contratto della logistica, con un contratto dignitoso e una paga base minima.
Dobbiamo chiedere insieme a queste persone veri diritti e non falsi contratti, sapendo che ignorare il sottobosco di sfruttamento su cui si adagia questa società feroce e individualista, ci renderebbe complici degli sfruttatori.
Se questi ultimi si arricchiscono per ogni volta che uno di noi installa l’applicazione o fa un ordine, noi spendiamo soldi per mangiare una cena esotica senza magari pensare al meccanismo di sfruttamento che si attiva dietro quei click.
Monitoreremo la situazione di questi lavoratori e queste lavoratrici, e chiediamo a tutti e tutte di aderire agli scioperi chiamati da questa categoria.

Nassi

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