L’inferno del CPR – Il gioco dell’oca con le pedine umane

L’INFERNO DEL CPR

In via Corelli il gioco dell’oca con le pedine umane.
Deportazioni lampo dopo uno stretto isolamento in totale privazione di diritti: questo l’iter che, grazie ai trattati con il “paese sicuro” sottoscritti quest’estate dall’attuale governo, sta interessando da settimane centinaia di persone che, appena sbarcate dalla Tunisia in Sicilia, vengono caricate su navi-quarantena e poi subito smistate con autobus o voli charter verso i vari CPR d’Italia, senza nessuna garanzia che vengano rispettati gli obblighi di informativa circa il diritto di poter fare richiesta di protezione internazionale.

In via Corelli sono ormai almeno un’ottantina i trattenuti, prevalentemente tunisini, destinati a crescere nei prossimi giorni,
sebbene il “turnover” sia continuo grazie ai voli di rimpatrio plurisettimanali da Linate.

Le notizie che trapelano circa il trattamento – nonostante il sistematico sequestro dei telefoni cellulari (oltre che degli effetti personali e dei vestiti) all’ingresso nella struttura e l’impossibilità di alcun contatto verso e dall’esterno -, sono quelle di sostanziale impossibilità di nominare un avvocato di fiducia o anche solo di vedere quello di ufficio prima dell’udienza nè di essere informati su quanto stia loro accadendo, celle fredde senza coperte, e frequenti incursioni della polizia in tenuta antisommossa per sedare le proteste, persone fragili senza adeguato aiuto all’interno.

La rivolta del 12 ottobre, che a distanza di solo due settimane dall’apertura del centro ha coinvolto tutti i reparti e causato il ferimento di quattro trattenuti, è ormai cronaca – sebbene molti siano ancora gli aspetti da chiarire – e la dice lunga sulla loro legittima esasperazione.
Denunceremo quanto sopra davanti a Palazzo Marino, perché nessuno in città possa girarsi altrove e dire “non sapevo”: né cittadine e cittadini che ancora pensano che il CPR di via Corelli non tornerà più ad essere il luogo di abusi giuridici e umani che è stato prima della sua chiusura del 2013; né il primo di essi, che ha confermato la propria non contestazione della scelta del governo di portare a termine l’opera iniziata dal Ministro Minniti, proseguita da Salvini e completata dalla Ministra Lamorgese.

Reclamiamo una coraggiosa presa di coscienza della città di quanto già si sta consumando ormai da oltre due settimane, nella struttura -fortezza super tecnologica di via Corelli che sta trattenendo, nelle sue gabbie ermetiche, persone che non hanno commesso alcun reato, private dei loro indumenti e del loro cellulare, e di ogni contatto con l’esterno, e senza alcuna informazione sui propri diritti di protezione internazionale e di difesa. Un hub che nel silenzio generale sta vedendo un fitto flusso di deportazioni di persone coinvolte in uno spietato ed illegittimo giro dell’oca con pedine umane.

L’operazione di maquillage dei decreti sicurezza, che hanno introdotto un diritto penale “speciale” per i trattenuti nei CPR e ampliato le ipotesi di trattenimento e di procedure accelerate del rimpatrio, dimostra che queste strutture, a Milano come altrove (che nel giro di venti anni hanno visto oltre 30 persone morte al loro interno), resteranno ancora in piedi per molto, a perenne monito nei confronti di chi crede nella libera circolazione delle persone e delle vite nel mondo.

Questo, a meno che non si levi una voce e si muova una protesta estesa e trasversale, come quella che è riuscita a chiudere il CIE di via Corelli nel 2013, in appoggio alle proteste interne dei trattenuti ridotti allo stremo.

Il presidio di giovedì 15 ottobre ore 17.30, in piazza della Scala, si inserisce nella mobilitazione diffusa e permanente che abbiamo proclamato fino a che il CPR di via Corelli non sarà chiuso e così gli altri CPR. Ognuno faccia il suo, per non essere complice.

Per informazioni e aggiornamenti: noaicpr@gmail.com

Mai più lager – No ai CPR

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