«Giorno della collera», uccisi quattro palestinesi

Gerusalemme/Territori occupati. Centinaia i feriti, tra i quali anche un poliziotto israeliano accoltellato da un palestinese. Gli scontri più gravi a Gaza. La Turchia intanto preme per il riconoscimento dello Stato di Palestina.

Donald Trump ha calpestato il diritto internazionale e incendiato il Medio Oriente con il suo riconoscimento di Gerusalemme capitale di Israele. E dopo tutto questo il suo vice, Mike Pence, la prossima settimana andrà al Muro del Pianto nel settore est, arabo, occupato della città non in visita ufficiale bensì “in forma privata”. Scagliano la pietra e poi nascondono la mano. I padroni del mondo non hanno un briciolo di coerenza. Pence lunedì aveva anche rinviato il suo arrivo a Gerusalemme a causa delle proteste scatenate dalla dichiarazione di Trump, dando come motivazione ufficiale il voto al Senato Usa sulla riforma fiscale. L’incendio intanto si allarga. La “giornata della collera” proclamata dai palestinese nel venerdì delle preghiere islamiche si è conclusa con tre palestinesi uccisi dai militari israeliani, due a Gaza e uno in Cisgiordania. Morto anche un quarto palestinese, Mohammed Aql, ad al Baloua, alla periferia orientale di Ramallah. Dopo aver accoltellato e ferito a una spalla un ufficiale della guardia di frontiera israeliana, gli altri militari gli hanno sparato tre colpi a freddo, mentre si allontanava. I palestinesi parlano di una esecuzione a sangue freddo e in rete è virale il video che mostra l’accaduto. Gli israeliani da parte loro denunciano che Aql indossava una cintura esplosiva (ben visibile nelle foto pubblicate da molti siti), tuttavia ieri sera non era ancora chiaro se fosse vera o finta.

Il tributo di sangue più alto l’ha pagato ancora una volta Gaza dove nei giorni scorsi erano già stati uccisi due palestinesi dal fuoco dei soldati, lungo le linee di demarcazione tra Israele e Gaza. Altri due palestinesi erano morti nei raid aerei compiuti dall’aviazione israeliana dopo il lancio di razzi palestinesi. Ieri sono stati colpiti alla testa ed uccisi, Ibrahim Abu Thuraya, 29 anni, e Yusef Sukkar, 32 anni, quando migliaia di manifestanti si sono avvicinati alle barriere di confine. I feriti sono stati decine, 164 secondo i dati forniti dal ministero della sanità palestinese. Abu Thuraya era un disabile, ferito in un passato bombardamento israeliano aveva perduto le gambe ed era confinato su una sedia a rotelle. Violenti sono stati gli scontri in Cisgiordania dove Basel Ibrahim è stato colpito durante una manifestazione ad Anata da proiettili esplosi dai soldati.

Manifestazioni sono avvenute alla periferia di Nablus e in molti altri villaggi e cittadine cisgiordane, come non avveniva da anni, e questo – mentre tanti ripetono che non ci sarà una nuova Intifada palestinese – indica che la mossa unilaterale di Donald Trump su Gerusalemme ha messo in moto una reazione popolare largamente spontanea, con un coinvolgimento minimo dei partiti e dei movimenti politici tradizionali. L’Autorità Nazionale del presidente Abu Mazen ha deciso di frenare solo in parte la rabbia popolare pur sapendo che questa rivolta a bassa intensità potrebbe trasformarsi da una palla di neve in una valanga capace di travolgerla. Spontanee e sempre più ampie sono pure le proteste a Gerusalemme Est. Ieri la polizia israeliana non ha posto limiti all’ingresso dei palestinesi sulla Spianata della moschea di al Aqsa ma ha transennato e blindato tutta l’area della Porta di Damasco, l’ingresso principale della città vecchia. Poi, una volta terminata la preghiera di mezzogiorno, non ha disperso spesso con brutalità e qualche pestaggio gruppetti di palestinesi che inneggiavano a “Gerusalemme araba” e premevano sugli sbarramenti. I fatti più gravi nella città vecchia sono avvenuti, ancora una volta, davanti alla IV Stazione di via Dolorosa. Gli agenti, non appena il corteo uscito dalla Spianata ha cominciato a premere sullo schieramento di polizia, sono intervenuti con spintoni e colpi contro i dimostranti. E non si sono mostrati “bendisposti” neanche con i giornalisti presenti. Scene di violenza che si sono ripetute pochi minuti dopo alla Porta di Damasco, in seguito alla chiusura temporanea dell’uscita dalla città vecchia ordinata dalla polizia. Non si conosceva ieri sera il numero dei feriti palestinesi a Gerusalemme Est. Tra i contusi ci sono alcuni poliziotti.

Resta movimentata anche la scena diplomatica. La Turchia, tra i Paesi più critici della dichiarazione di Donald Trump, ha fatto sapere che chiederà alle Nazioni Unite di annullare il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele annunciato dalla Casa Bianca. E in caso di fallimento, ha aggiunto, si rivolgerà direttamente all’Assemblea Generale. Il presidente turco Erdogan ha anche annunciato iniziative a favore del riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina. Ankara, come il Libano, ora sostiene di voler aprire un’ambasciata a Gerusalemme Est, capitale della Palestina.

di Michele Giorgio

dal Manifesto (16/12/2017)

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