Al via la seconda parte della Carovana per Gaza e del Festival delle Culture tra arte e sport
È al via la seconda parte del progetto che già a Dicembre ha portato a Gaza una trentina di internazionali a varcare il valico di Heretz. È possibile sostenere il progetto tramite bonifico sul conto corrente:
Dopo anni di bombardamenti e operazioni omicide, l’ultima manovra bellica israeliana, Margine Protettivo, ha trasformato una situazione di continuo assedio ed estremo isolamento in una vera e propria tabula rasa, che aveva e ha l’obiettivo di atterrire definitivamente la popolazione della Striscia e di costringerla in una dipendenza permanente dallo stato colonizzatore israeliano.
Il progetto ha quindi avuto da subito un duplice scopo: da una parte portare solidarietà e scambio culturale,che si concretizzano in un percorso che risponda ai bisogni umani della popolazione e che permetta di aprire una frattura nella solitudine e nella condizione di oppressione continua che i Gazawi vivono, e dall’altra determinare l’apertura del valico di Heretz, da troppi anni chiuso o semi chiuso a delegazioni internazionali numerose, e la riapertura di quello di Rafah, il cui sbarramento ha causato l’aggravarsi della violazione del dritto alla libertà di movimento, diritto di cui i Gazawi, e tutta la popolazione palestinese, non possono godere.
Oggi questi obiettivi si fanno ancora più essenziali.
Nella Striscia di Gaza non è ripartito alcun processo di ricostruzione. Le zone devastate e interamente distrutte durante l’ultimo massacro per mano Israeliana, a un anno dal conflitto, sono ancora nello stesso stato: cumuli e cumuli di macerie caratterizzano il paesaggio in tutte le aree al confine e in molte di quelle centrali; i corpi dispersi non sono ancora stati ritrovati e probabilmente rimarranno sotterrati a lungo; migliaia di famiglie non hanno una casa dove stare e le provocazioni alla popolazione da chi sta al di là del confine sono continue e incessanti. Tutti sanno degli allagamenti creati ad hoc, degli spari contro i contadini nelle zone di confine e contro i pescatori in mare, dei bombardamenti qua e là in risposta agli sporadici missili lanciati verso Israele e che paiono sempre di più azioni ad opera di gruppi di Salafiti che poco hanno a che vedere con la direzione presa dal governo e dalla popolazione di Gaza.
Se si riflette poi sulla fase attuale, in cui la minaccia del califfato si sta imponendo anche in Medio Oriente è chiaro come gioco di chi vuole acuire l’isolamento di Gaza è sempre più facile, seguendo la perfetta logica acritica per cui laddove c’è Islam c’è pericolo di fondamentalismo dittatoriale.
Accomunare Hamas alle nuove pressioni del Daesh non è un lavoro poi così difficile in un contesto internazionale dove lo spauracchio del nemico islamico appiattisce le grandi differenze che esistono anche nel mondo dell’Islam tradizionale. Supportare questa falsa comunanza fa il gioco di Israele che, a fronte di Margine protettivo, ha la necessità di recuperare il falso prestigio di unica forza democratica in Medio Oriente agli occhi della Comunità Internazionale e di poter attaccare la Striscia giustificando il proprio intervento, ma fa anche il gioco della Comunità internazionale stessa, per mantenere in vita un conflitto su cui si giocano molteplici interessi, tra cui il perenne commercio e la vendita di armi, i bacini petroliferi e il controllo sull’area.
È in questo contesto che si inserisce la seconda parte della Carovana.
Nella prima tappa si è collaborato con più settori e fasce della popolazione in un lavoro di reciproca conoscenza, di riflessione e scambio identitario, e di traduzione di questo scambio in azioni pratiche sul territorio in un periodo immediatamente post bellico che richiedeva innanzitutto l’espressione del proprio portato attraverso una serie di attività (dal writing alle basi filosofiche del Parkour, dalla pratica di mimo e di arte circense con bambini e bambine al lavoro di testimonianza e comunicazione della situazione a Gaza). La seconda parte si focalizza soprattutto sulla condivisione di un superamento almeno morale della condizione del dopoguerra e quindi su una serie di attività che intervengano in un territorio ancora martoriato e che possano restituire l’idea che la speranza non è un sentimento ma una realtà da attuare passo per passo, giorno per giorno.
Caratteristica di questa seconda fase sarà infatti la strada, luogo in cui si svolgeranno tutte le iniziative: dopo aver dato le basi a Bansky per colorare la striscia, continuerà il percorso sul writing direttamente con writers di strada; verranno realizzate mini-rampe da skateboard e rollerblade, per dare occasione ai numerosissimi appassionati della tavola e dei pattini di vivere e costruire il paesaggio urbano secondo le proprie esigenze; si realizzeranno luoghi di svago ludico e didattico per i bambini, che si metteranno alla prova nella pratica con giochi e sport in cui rielaborare se stessi e il proprio portato toccando con mano la condivisione di una serie di esperienze legate alla loro età; si prevede uno scambio di competenze e la continuazione del lavoro di testimonianza iniziato a dicembre per il progetto comunicazione.
A tutte queste attività si lega un lavoro di conoscenza e approfondimento sul territorio, di continuo scambio delle reciproche esigenze e volontà, di monitoraggio degli accadimenti presenti e analisi degli scenari futuri. Un’opera continua che vuole porre le basi per la prossime carovane e quindi rendere forti e concreti gli obiettivi che man mano ci si porrà per supportare la rottura dell’assedio e la restituzione del diritto alla libertà a una popolazione afflitta dalla sofferenza, ma che guarda avanti con dignità.
Inutile dire che il nostro intervento non si ferma al singolo progetto, ma si prefigge di portare la solidarietà anche di tutti coloro che vogliono contribuire alla causa.
Per questo invitiamo chiunque a versare una donazione per il progetto e per le necessità che si impongono in un Paese lasciato in ginocchio.
Non c’è un’offerta minima, ognuno doni quello che sente e può.
Supportiamo la dignità, la forza e la determinazione della popolazione palestinese, contribuiamo a rendere vero questo messaggio di sostegno.
Collettivo Lambretta, Collettivo Zam, Pacì Paciana in collaborazione con il Centro di Cultura Italiana Vittorio Arrigoni.
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