Gaza, Hamas accetta le condizioni della tregua, ora tocca a israele
Mentre il gabinetto di guerra israeliano afferma che l’invasione di Rafah è prevista in “pochi giorni“, Hamas dichiara di voler accettare i termini per il cessate il fuoco. Con un breve comunicato girato su Telegram, Hamas dichiara che il leader del partito Ismail Haniyye ha avuto una telefonata con il primo ministro del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdul Rahman Al Thani, e con il ministro egiziano dell’intelligence, Abbas Kamel, accettando i termini della tregua. Tra le condizioni, c’è il ritiro completo di israele dal territorio palestinese di Gaza.
Ora la palla torna in mano a Netanyahu, che prima dell’interruzione dei negoziati al Cairo aveva già dichiarato di essere disposto a vedere israele isolato a livello internazionale nel suo tentativo di assicurarsi una vittoria finale contro Hamas.
Il destino delle famiglie sfollate di Gaza è più che mai incerto.
Rafah sta ospitando ora circa un milione di persone sfollate da altre parti di Gaza durante la guerra, oltre a una popolazione di 300.000 persone prima della guerra, ed è un’area-chiave per lo sforzo umanitario nel territorio. Dopo che questa mattina l’esercito israeliano ha lanciato volantini con ordini di evacuazione di Rafah, migliaia di persone hanno iniziato a fuggire in preda alla paura e al panico. La cucina del progetto umanitario SOS GAZA è stata smontata temporaneamente, mentre alcune delle persone che aiutavano nella preparazione e nella distribuzione dei pasti, hanno deciso di incamminarsi nonostante l’estrema incertezza.
L’area in cui è stato ordinato di spostarsi è quella di Al-Maghazi, già satura da tempo di persone sfollate e tende.
Molte persone a Rafah non possono spostare i parenti anziani o molto malati che potrebbero non sopravvivere alle dure condizioni di viaggio e di al-Maghazi, un’area sabbiosa senza servizi che è stata ripetutamente bombardata. L’accesso intermittente alle comunicazioni a Rafah, le continue interruzioni di corrente, la scarsità di carburante e la carenza di contanti rendono molto difficile l’organizzazione di qualsiasi evacuazione.
Dopo il lancio di volantini che chiedevano a circa 100.000 persone di lasciare la parte orientale di Rafah, nel pomeriggio sono (ri)iniziati gli attacchi aerei israeliani su quelle località.
I valichi di Rafah e Kerem Shalom – le uniche vie per l’ingresso di aiuti via terra – sono stati entrambi chiusi dopo il lancio dei volantini, senza alcun chiaro segnale di quando potrebbero riaprire. Coi valichi chiusi, non sono più attive le linee di rifornimento commerciali o umanitarie, quindi le persone a Rafah non avranno più accesso a nessuna assistenza umanitaria.
Ciò significa che, se israele non accetterà il cessate il fuoco e porterà avanti l’invasione, la carestia che a Nord di Gaza ha ucciso centinaia di bambini per cinque mesi consecutivi, si sposterà verso Sud.
Oggi più che mai, è importante concentrare tutta l’attenzione su ciò che israele sta commettendo impunemente a Gaza.
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