Milano prima per qualità della vita?
Milano prima per qualità della vita? Sì, secondo il Sole24h che ieri (16 Dic. 2019) ha pubblicato la classifica “La Qualità della vita” 2019, una tradizionale indagine del quotidiano sul benessere nei territori, su base provinciale, ovviamente il tutto condito in salsa neo-liberal. Infatti, i principali indicatori sono: “Ricchezza e consumi”, “Affari e lavoro”, “Ambiente e servizi”, “Demografia e società”, “Giustizia e sicurezza”, “Cultura e tempo libero”.
Non pervenuta la rilevanza statistica degli indicatori che prendono in considerazione la qualità dell’aria (indice che sicuramente farebbe scalare di diverse posizioni la metropoli meneghina a causa dell’endemico problema del livello di PM10 ) e la quantità di aree verdi; la qualità del lavoro (tutela dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto nella sharing economy; gender gap salariale; numero di contratti subordinati o in nero; lavoro dipendente mascherato da lavoro occasionale) o qualità abitativa (dal rincaro costante degli affitti, alla “gestione” degli sgomberi di indigenti e sfratti per morosità incolpevole che continuano imperterriti).
Non che ci aspettassimo nulla di diverso dal quotidiano della Confindustria, sempre pronto a celebrare Milano come la smart city capitale indiscussa del capitalismo bio-cognitivo in Italia. Gli autori dell’indagine si vantano di aver utilizzato 90 indicatori statistici, mascherando dietro ai numeri delle valutazioni parziali, il cui intento è glorificare il capitalismo contemporaneo e implicitamente imporlo come unico modello di sviluppo possibile.
Infatti, [a Milano] il passaggio da metropoli industriale a finanziaria è pressoché completato, i processi di gentrification e speculazione immobiliare che colpirono il centro città tra la fine del ‘900 e l’inizio del duemila permeano ormai tutto il tessuto urbano. E insieme alle trasformazioni del paesaggio urbano cambia di pari passo la tipologia richiesta dal mercato ai suoi abitanti. La progressiva deregolamentazione delle prestazioni lavorative ha permesso sia alle startup che alle multinazionali di espandersi grazie alla diminuzione del costo del lavoro a scapito soprattutto, ma non solo, degli studenti universitari e dei giovani lavoratori; ciò nonostante si sia alzato, nel tempo, il livello di formazione e le qualifiche richieste. [1]
Ciò che colpisce è la poca attenzione per la qualità dell’aria che respiriamo tutti i giorni, il che lascia tutti un po’ sbalorditi nel 2019 anno di Fridays For Future, delle dichiarazioni d’emergenza ambientale e della fallimentare Cop25 di Madrid.
Nonostante la narrazione neo-liberal del Sole24h ormai i milanesi non si fanno più prendere in giro da queste statistiche, infatti, spopolano i commenti ironici sui social: “Si vive meglio dai 6k/mese in su, sennò sei un po’ emarginato!😅😅” “Dai parliamo anche della qualità dell’aria e dell’inquinamento… qualità della vita al top … però sei destinato a morire prima a causa inquinamento… 🤔”.
Sarà dunque compito dei cittadini e delle cittadine milanesi non stare a guardare impassibili i processi di speculazione e di deregolamentazione del lavoro, auto-organizzarsi in difesa delle aree verdi (come succede per il parco di via Bassini) e degli/delle sfruttati, consci del fatto che solo un’iniziativa dal basso e condivisa potrà inceppare gli ingranaggi della trasformazione urbana messa in atto dal capitalismo avanzato.
Andrea Premarini, 24 anni, studente milanese, membro della redazione di MiM e del progetto europeo Commonfare; attivista di L.U.Me
[1] https://www.commonfare.net/nl/stories/la-necessita-di-un-mondo-oltre-al-lavoro-il-bisogno-di-creativita
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