Leoncavallo, mai così tanti in piazza
Ieri a Milano c’era il sole. Diverse generazioni sono scese in piazza per dare un segnale a governo e comune, una boccata d’ossigeno in un clima politico sempre più soffocante tra avanzata delle destre e immobilismo e irrilevanza della sinistra istituzionale. La giornata è partita la mattina presto, con un’azione di sanzionamento all’area militare creata intorno alla sede sgomberata del Leoncavallo. Successivamente ha preso il via il corteo delle 12 in Stazione Centrale, convocato da diversi centri sociali milanesi, e dall’occupazione simbolica del Pirellino, gesto dimostrativo contro il “Modello Milano”: una città progressivamente plasmata da logiche di speculazione immobiliare, processi di gentrificazione e sgomberi sistematici, con l’effetto di produrre un contesto urbano sempre più segnato dall’aumento insostenibile del costo della vita e dalla marginalizzazione degli spazi di socialità autogestita. Un’azione che ha colto nel segno vista la reazione scomposta del padrone del vapore della metropoli Manfredi Catella che un tempo probabilmente l’avrebbe commentata con un’alzata di spalle, ma non ieri…
Alle 14, le circa 5.000 persone coinvolte nell’occupazione del Pirellino hanno raggiunto Porta Venezia, dove si è formata una piazza oceanica, arricchita dalla presenza di pullman e delegazioni provenienti da Roma, Bologna, Napoli, Venezia e altre città. Lì si è materializzata una manifestazione corale e intergenerazionale, in cui esperienze passate e presenti si sono intrecciate, dando vita a una delle più imponenti piazze di movimento degli ultimi anni a Milano, al di fuori della ricorrenza del 25 Aprile. Il corteo è stato accompagnato da diverse azioni dimostrative: dal sanzionamento alla Prefettura alla rottura del divieto assrudo di entrare in Piazza Duomo.
Nonostante i tentativi di limitarne il percorso, il lungo serpentone è riuscito a raggiungere il cuore della città, riconquistando spazi centrali e riportando al centro l’attenzione politica.
In un momento in cui si avverte un senso diffuso di accerchiamento e di pressione da parte di un governo sempre più autoritario, Milano ha saputo esprimere una capacità di resistenza e di reazione collettiva, riportando al centro del dibattito pubblico questioni fondamentali come il diritto all’abitare, l’emergenza del costo della vita, il diritto alla cittadinanza e la necessità di preservare e moltiplicare spazi liberati e autogestiti.
Il messaggio lanciato dalla piazza è chiaro e inequivocabile: contro la città-vetrina e le sue logiche escludenti, Milano resiste.
Foto Giovanni Gianfranco Candida
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