14 novembre: dalla parte degli studenti.
Le risorse su questo pianeta sono finite. Finito il cibo, finiti i mattoni, finita la carta su cui si stampano le banconote. Finita la terra, finita l’acqua, finito il petrolio. E questo significa solo una cosa: le risorse non vanno sprecate e, soprattutto, affinché tutti sopravvivano, vanno distribuite in modo equo.
Privare qualunque essere vivente della propria fetta di risorse è una violenza che minaccia la sua stessa sopravvivenza. Nella metafora delle guerre che sempre più spesso vediamo protagonista sui giornali e che vedono da una parte i poteri finanziari che risucchiano risorse e dall’altra “la gente” che delle risorse viene privata, noi non facciamo fatica a decidere da che parte stare.
Noi stiamo con gli studenti. Stiamo con le piazze. Stiamo con chi difende i beni collettivi. Stiamo con chi il 14 novembre è sceso nelle strade di tutta Europa per opporsi ai metodi che i governi dell’Unione ci stanno imponendo per uscire da questa crisi.
Gli interventi delle forze dell’ordine e della magistratura, che oggi hanno colpito gli studenti di Milano che proprio il 14 novembre scorso hanno manifestato contro le manovre di austerità, non ci stupiscono. Non ci stupisce che nelle stesse ore a Torino una decina di persone sia stata sottoposta a misure di custodia cautelare. Non ci stupisce, infine, la scelta dei tempi di questi provvedimenti: proprio alla fine di mesi di cortei ed occupazioni ad altissima partecipazione, a ridosso delle vacanze natalizie e di un periodo in cui la partecipazione scolastica è fisiologicamente più bassa. Proprio nei giorni, infine, delle udienze di due processi al movimento milanese.
Questo autunno ha visto una crescente mobilitazione da parte di studenti in particolare, e di lavoratori, che con determinazione hanno portato il dissenso comune nelle piazze, indirizzandolo verso coloro che ormai sempre più largamente sono riconosciuti come i responsabili della crisi e gli ideatori delle misure di austerity.
Le ragioni di questo dissenso sono state offuscate dai media che hanno preferito dare risalto a una spettacolarizzazione degli scontri di piazza, mettendo in secondo piano quelli che invece sono i messaggi che vengono lanciati. La nostra risposta alla repressione rimane la stessa: dare voce ai contenuti espressi il 14 novembre, che restano oggi più che mai attuali.
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