Approvata la legge sulla tortura – Più ombre che luci

Approvata ieri dalla Camera in via definitiva la legge sulla tortura con 198 sì (la maggioranza di governo), 35 no (fondamentalmente il centro-destra) e 104 astenuti (M5S e sinistra).

A 29 anni dall’adesione dell’Italia alla Convenzione contro la tortura, a 16 anni dai fatti di Genova e a 5 anni dalle condanne definitive per reati minori contro i vertici delle Forze dell’Ordine italiane che guidarono il blitz (ed il massacro) alla scuola Diaz nella notte tra il 21 e il 21 Luglio 2001 il Belpaese approva la legge sul reato di tortura.

In una legislatura iniziata nel 2013 ci sono voluti quindi quasi cinque anni per arrivare all’approvazione delle misure sulla tortura. Questo dopo che la legge era stata affossata diverse volte nelle precedenti legislature.

Il provvedimento ha visto uno scontro molto duro tra le forze politiche ed è stato ostacolato in tutti i modi dai referenti politici degli apparati di Polizia. Il centro-destra sostiene in coro che la legge costituirebbe una misura punitiva nei confronti delle Forze dell’Ordine che ne uscirebbero intimidite nelle loro prerogative e nei loro compiti.

Il testo iniziale, presentato dal senatore del PD Luigi Manconi è stato totalmente snaturato. La tortura perde infatti il suo aspetto fondamentale di essere un “reato proprio” e cioè un reato specifico compiuto da un pubblico ufficiale e diventa un reato comune. Questa involuzione ha già attirato diverse critiche dall’Europa.

Ma andiamo a vedere com’è formulato l’articolo 613 bis del Codice Penale:

…punisce con la reclusione da 4 a 10 anni chiunque, con violenze o minacce gravi ovvero agendo con crudeltà, cagiona acute sofferenze fisiche o un verificabile trauma psichico a persona privata della libertà personale o affidata alla sua custodia, potestà, vigilanza, controllo, cura o assistenza ovvero che si trovi in situazione di minorata difesa, se il fatto è commesso con più condotte ovvero comporta un trattamento inumano e degradante per la dignità della persona.

Uno dei limiti che salta subito all’occhio è il fatto che la parola violenze è declinate al plurale. Essere seviziati una volta potrebbe quindi non essere sufficiente per configurare il reato di tortura… In aggiunta a ciò il concetto viene rafforzato dalla frase che dice che le violenze e le minacce devono essere commese con “più condotte”.

Come notavano alcuni giornali permane la possibilità di prescrizione del reato e nulla si dice a proposito dell’eventuale sospensione dall’incarico dei pubblici ufficiali colpevoli di tale condotta.

Questa la sconsolata dichiarazione di Luigi Manconi il giorno prima dell’approvazione della legge:

“Si lega il reato alle “violenze reiterate”. Ma la storia dimostra che si può essere torturati anche una volta sola. Con il testo che sta per essere approvato, gran parte delle violenze alla scuola Diaz non sarebbero considerate tortura”.

Ecco invece quanto affermano due delle più importanti associazioni per la difesa dei diritti umani: Antigone e Amnesty International:

“In Italia da oggi c’è il reato di tortura nel codice penale. Un dibattito parlamentare lungo ben ventotto anni. Un dibattito molto spesso di retroguardia culturale. Un dibattito che ha prodotto una legge da noi profondamente criticata per almeno tre punti: la previsione della pluralità delle condotte violente, il riferimento alla verificabilità del trauma psichico e i tempi di prescrizione ordinari”.

“Questa legge qualora venisse confermata anche dalla Camera sarebbe difficilmente applicabile. Il limitare la tortura ai soli comportamenti ripetuti nel tempo e a circoscrivere in modo inaccettabile l’ipotesi della tortura mentale è assurdo per chiunque abbia un minimo di conoscenza del fenomeno della tortura nel mondo contemporaneo, nonché distante e incompatibile con la Convenzione internazionale contro la tortura. Con rammarico prendiamo atto del fatto che la volontà di proteggere, a qualunque costo, gli appartenenti all’apparato statale, anche quando commettono gravi violazioni dei diritti umani, continua a venire prima di una legge sulla tortura in linea con gli standard internazionali che risponda realmente agli impegni assunti 28 anni fa con la ratifica della Convenzione”.

Quasi 20 anni sono passati dalle giornate genovesi e i fatti del G8 di Genova, una ferita ancora aperta che ancora crea scontri feroci e schieramenti contrapposti, sono in qualche modo entrati nella storia di questo paese. Il lunghissimo iter che ha portato all’approvazione della legge sulla tortura ha visto nel frattempo l’Italia essere condannata due volte per il reato di tortura a livello europeo. In aggiunta a ciò, c’è una lunga lista di nomi di ragazzi morti nelle mani delle Forze dell’Ordine negli ultimi 15 anni: da Federico Aldrovandi e Stefano Cucchi…

Purtroppo c’è da dubitare seriamente che la legge approvata ieri costituirà uno scoglio reale a un certo tipo di condotte. Staremo a vedere.

 

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *