Bloccato in Libia il Sumud Convoy, carovana di solidarietà internazionale con Gaza

*** ULTIMI AGGIORNAMENTI: NEL POMERIGGIO DI IERI LA CAROVANA HA ANNUNCIATO LA DECISIONE DI RITORNARE VERSO LA TUNISIA VISTA LA REPRESSIONE DA PARTE DELLA AUTORITA’ LIBICHE ***

Aggiornamento da Tunisi rispetto alla situazione del Sumud Convoy, ovvero il Convoglio della Resilienza partito il 9 giugno dalla Tunisia con l’obiettivo di arrivare il 19 giugno al valico di Rafah.

Ci tengo prima a fare un breve appunto sulla situazione geopolitica che vediamo in Libia dopo il 2021. Esistono due fazioni principali: la capitale Tripoli e la parte nord-ovest della Libia sono controllate dal Governo di Unità Nazionale (GNU), guidato da Abdul Hamid Dbeibah, mentre la parte est e alcune zone centrali della Libia sono sotto le autorità della Camera dei Rappresentanti, che a marzo 2022 ha creato un governo parallelo con Fathi Bashagha come primo ministro.

Di fatto, queste zone — la parte centrale ed est della Libia — sono governate dal generale Khalifa Haftar. In questo contesto, è importante ricordare che il governo di Tripoli è riconosciuto a livello internazionale, occupando quindi il seggio della Libia sia alle Nazioni Unite che all’Unione Africana.

Entrambe le parti — il governo occidentale di Tripoli e quello orientale di Haftar — si reggono su un network di forze armate e milizie organizzate, sia a livello locale che regionale, ma mantengono anche alleanze internazionali complesse. Il governo di Tripoli ha l’appoggio militare della Turchia di Erdoğan, mentre Haftar ha come alleati Russia, Emirati Arabi Uniti ed Egitto.

È proprio per questo che, quando il convoglio è arrivato a Sirte — città che fa da spartiacque tra le due fazioni — si è trovato bloccato. Si tratta di un vero e proprio assedio: il convoglio, composto da circa 1.500 persone che dal 9 giugno sono in marcia verso Rafah, è attualmente isolato. Anche i rifornimenti di cibo e acqua stanno finendo.

I portavoce stanno facendo pressione sui vari governi, soprattutto sui loro governi nazionali. I portavoce tunisini stanno chiedendo al governo tunisino di fare pressione su quello egiziano, che ha influenza diretta su Haftar.

In questo contesto, negli ultimi giorni sono state detenute diverse persone. Si sono verificati momenti di tensione e scontri. Gli aggiornamenti ci dicono che, se ieri i detenuti erano dieci (tra cui tre tunisini, tre algerini e un sudanese), oggi otto libici sono stati liberati, mentre gli altri restano incarcerati. Sono stati resi pubblici i nomi di alcune di queste persone, ma molte altre risultano disperse e non si conosce nemmeno l’identità.

Un punto importante dichiarato oggi dai portavoce del convoglio è che non intendono ritirarsi prima del rilascio dei prigionieri. Purtroppo la situazione è molto difficile: si trovano in una zona semidesertica, con temperature molto elevate e scarsi rifornimenti. Non hanno connessione a Internet, e si stanno arrangiando come possono.

Un altro aggiornamento riguarda alcune delle persone arrestate: tra queste, quattro blogger che si occupavano di documentare la marcia con foto e video. Sono stati arrestati con l’accusa di aver pubblicato video offensivi contro le autorità di Bengasi. Non è stato permesso loro di chiamare avvocati o avvisare le famiglie. Ieri, un membro delle forze di sicurezza è arrivato a puntare una pistola contro persone che chiedevano la liberazione dei detenuti.

Nel frattempo, già da ieri, i rappresentanti delle delegazioni tunisine, algerine e mauritane si stanno incontrando per discutere possibili azioni comuni. L’obiettivo primario è chiaramente la liberazione dei prigionieri, ma resta anche quello di proseguire fino al valico di Rafah.

Tra le richieste finali del convoglio c’è un appello al governo libico orientale affinché metta fine a queste pratiche arbitrarie, che contraddicono i principi di fratellanza arabi e del Maghreb, e chiedono di porre fine all’assedio delle circa 1.500 persone che da quattro giorni si trovano isolate nella zona ovest di Sirte.

Allo stesso tempo, il convoglio rende omaggio al popolo libico per la sua straordinaria testimonianza di solidarietà e per l’aiuto offerto finora. Infine, invita gli enti governativi competenti e le organizzazioni internazionali indipendenti a intervenire e supportare la causa, facendo pressione per permettere la prosecuzione del Sumud Convoy.

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