Gaza, tra il diritto del più forte e la necessità di continuare a schierarsi

Stiamo assistendo a qualcosa di inconcepibile, è per questo che probabilmente non riusciamo fino in fondo a comprenderne l’orrore.
Stiamo guardando un popolo mentre viene sterminato dalla follia sionista davanti all’indifferenza collettiva più totale. Siamo messə davanti a una verità incontrastabile: il diritto internazionale è soltanto il diritto dei potenti, le carte internazionali sui diritti umani sono uno specchietto per le allodole mentre il mondo poggia le sue basi su un
sistema ingiusto e incapace di rispondere alle peggiori violazioni dei diritti umani che si siano mai viste.
I giornali mainstream parlano ancora di danni collaterali davanti a più di 35mila (TRENTACINQUEMILA) mortə ammazzatə, davanti a immagini di bambinə decapitatə e carbonizzatə.
Un popolo che sta subendo un genocid*o – la cui definizione, ricordiamo, non sta al piacere del singolo ma è scritta chiara sugli statuti istitutivi dei tribunali penali internazionali – rimane ancora oggi un argomento “divisivo” mentre le istituzioni ogni anno si riempiono la bocca per commemorare ricorrenze ormai svuotate da ogni significato.
Di sanzioni, dopo otto mesi di massacro, ancora non se ne parla; i caschi blu non sono neanche entrati nel dibattito; il nostro paese vende letteralmente le armi a chi il genocid*o lo sta commettendo; le corti si sono espresse con decisioni vincolanti ma scevre di poteri per potersi concretizzare.
Siamo talmente avvoltə dall’indifferenza istituzionale che ci sembra rivoluzionario quando un personaggio famoso indossa una spilletta con una bandiera. E allora qual è la prospettiva?
Cosa resta? E soprattutto, quando la storia non ci assolverà – perché NON lo farà – come tollereremo tutto quel riempirsi la bocca di paroloni da parte di chi, oggi fa finta di niente, o peggio, porta avanti una narrazione che strizza l’occhio a chi il genocid*o lo sta commettendo?
Pales*ina libera non deve e non può diventare un trend da social network, qualcosa che oggi condividiamo ma di cui domani ci
dimentichiamo. Bisogna riempire le piazze, monopolizzare i dibattiti, occupare ogni spazio possibile per far risuonare la voce di chi oggi grida perché viene letteralmente bruciato vivo in 4K sui nostri schermi.
Stiamoci vicinə, aiutiamoci a sopportare il peso di dover essere testimoni di un’epoca così tremenda, non dimentichiamo che noi possiamo fare “nascondi contenuto” quando ci sentiamo sovraccarichə; se invece sei natə a G*za, non ti resta che l’orrore condito dalle urla e dalle esplosioni.

Sara Laura Ferrari

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Una risposta a “Gaza, tra il diritto del più forte e la necessità di continuare a schierarsi”

  1. Ferrenio ha detto:

    Dovemmo vergognarci

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