Il Collettivo Lambretta si prende le ville Aler «Il quartiere torna vivo»
Via Apollodoro, quattro stabili occupati
Hanno raccolto per giorni le siringhe e gli aghi, riempendone interi sacchi. I rifiuti, le scatole di tonno, la sporcizia. Quindi si sono insedia-ti nelle quattro villette, con l’obiettivo di «costruire un percorso di quartiere, portando un progetto di vita laddove prima c’era soltanto degrado, spaccio e malavita». Ha poco a che vedere con Macao l’occupazione di quattro delle dodici villette di via Apollodoro, angolo piazza Ferravil-la, da parte del collettivo Lambretta, un gruppo di giovani che com-prende insegnanti, educatrici, studenti, precari e volontari. Il quartier generale di «Lambretta», a pochi passi da piazzale Susa, si trova in un complesso di splendide casupole nel verde, di proprietà del Comune, ma gestite dall’Aler, da tempo in totale abbandono. Ma se Macao c’entra poco, con la sua velleità un po’ chic di esportare l’arte a livello popolare, siamo agli antipodi rispetto all’occupazione del centro sociale Blackout, nella vicina via Valvassori Peroni, da un anno conte-stato dai residenti per i rave party e la presenza di punkabbestia. Qui il quartiere, che domenica, nonostante il caldo, ha aderito in massa alla giornata di presentazione del progetto, sta con Lambretta. Perché se la vitalità è benvenuta, il caos è bandito. La regola, spiegano i ragazzi, è «che a mezzanotte non voli una mosca, nel rispetto del vicinato». L’obiettivo è il «modello Berlino», già applicato a Genova e in alcuni municipi di Roma con norme ad hoc, come nel caso del teatro Valle, che ha attivato uno spazio rionale al posto del progettato casinò. «Tutti casi in cui la legge ha assegnato la gestione, magari temporanea, di aree in totale degrado, a chi li ha riqualificate, a fronte della presentazione di un preciso progetto per la gente». ED ECCO dunque il progetto di «Lambretta»: un laboratorio di falegnameria, un orto, un aula studio per i liceali, un aula computer per chi necessiti di alfabetizzazione informatica, una palestra, un pub (anche per l’autofinanziamento), uno spazio abitativo per precari e studenti, a cui saranno dedicate la prima e la seconda villetta, entrando dall’ingresso di piazza Ferravilla. Alle 19 dei lunedì un corso di boxe, alle 18.30 di ogni sera l’aperitivo e con il calare del buio, al mercoledì, il cineforum. Tra i primi film in programmazione, «Banditi a Milano», «Kamikazen», «Rocco e i suoi fratelli», «Il ras del quartiere». «Ci siamo costituiti nove mesi fa – spiega una giovane, che fa l’educatrice per minori – dall’unione spontanea di alcuni ragazzi e precari del quartiere in cui tutti o quasi abitiamo, sulla base di un progetto che, piano piano, ha richiesto uno spazio fisico per essere realizzato. Abbiamo già cercato un dialogo con l’Aler e incontrato il consiglio di zona 3». L’incognita, non immediata, resta il futuro delle 12 palazzine, dove ora ci sono solo un Sert e un’abitazione privata. Nei piani della proprietà e del gestore dovranno essere messe all’asta come immobili di pregio. Nell’attesa, e nonostante le minacce di alcuni gruppuscoli neofascisti, che nei giorni scorsi hanno scritto a spray insulti e svastiche sul muro della villa, «Lambretta» intanto è partita.
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