100 giorni di genocidio a Gaza

Nel centesimo giorno di genocidio israeliano nella Striscia di Gaza, il bilancio delle vittime palestinesi ha superato due volte il numero dei morti nella guerra in Ucraina.

L’implacabile campagna militare di sterminio israeliana contro la popolazione civile di Gaza è iniziata il 7 ottobre a seguito di un’operazione dei movimenti di resistenza del territorio, soprannominata Operazione Tempesta di al-Aqsa.
Con estrema ferocia vendicativa, il governo di emergenza israeliano Nethanyahu-Gantz ha riversato sulla popolazione civile di Gaza tonnellate di bombe che hanno spianato l’87% del territorio.
Cento giorni fa israele ha inoltre interrotto definitivamente il flusso di beni di prima necessità – già sotto controllo da 17 anni – come acqua, elettricità, medicine e carburante, col chiaro intento di stremare fisicamente le persone sfollate dai bombardamenti in uno dei territori più densamente popolati del mondo.
La popolazione di Gaza è costretta ad emigrare da zona a zona (in un’area poco più grande di Milano), sotto indicazione dell’esercito israeliano; anche le aree che vengono indicate come sicure vengono bombardate, in aperta violazione – anche qui – di qualsiasi diritto internazionale.
Finora sono state uccise almeno 23.843 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini; circa 7mila persone risultano disperse sotto le macerie ormai da settimane, mentre altre 60.317 sono rimaste ferite.

Non ci vorranno nemmeno cento anni per guarire i traumi che sta lasciando questa guerra sulla popolazione palestinese nei territori occupati, e non solo.
Un’intera generazione di bambini rimarrà traumatizzata dall’estrema ferocia e violenza riversata nelle loro vite già ingabbiate, oggi interrotte da mezzi militari, armi di ultima generazione, soldati israeliani e mercenari di tutto il mondo ben addestrati.
Migliaia di persone sono state uccise, mutilate e rimaste orfane. Centinaia di migliaia di persone sono private dell’istruzione

Nonostante le continue mobilitazioni e azioni di denuncia che si stanno svolgendo in tutto il mondo, a Gaza non è ancora in atto un cessate il fuoco (quantomeno umanitario) per fermare il massacro di civili e consentire la consegna sicura di cibo, medicine, acqua e riparo.
La risposta di israele e i suoi alleati è rimasta irremovibile in questi 100 giorni di massacro, perchè gli interessi economici in ballo sono maggiori di qualsiasi condanna internazionale che non ha nessuna capacità di applicazione.

A seguito della scoperta di numerosi giacimenti di gas e petrolio nell’area del Mediterraneo orientale, che si aggiungono alle riserve di gas da tempo scovati e sfruttati sulle coste di Gaza, nel 2022 con il pacchetto RePowerEU, israele è diventato uno dei partner strategici per la sicurezza energetica europea e l’indipendenza dalle forniture russe.
La firma di un accordo trilaterale tra UE, Egitto e israele, impegna Nethanyahu a vendere all’UE il gas dei giacimenti lungo tutta la costa di Palestina.
Per un trasporto di maggior Gas, israele vorrebbe costruire un secondo gasdotto verso l’Egitto e arrivare quindi a sostituire il 10% del gas russo verso l’UE.
L’infrastruttura strategica per il nuovo gasdotto che collega i giacimenti di gas nella Palestina occupata verso i terminal egiziani di Damietta e Idku, è il gasdotto Ashkelon- Al Arish che passa in mare proprio di fronte alla Striscia di Gaza.
E’ nascondendosi dietro agli accordi del Gas che israele è in grado di violare i diritti delle persone palestinesi senza timore di ritorsioni significative da parte di nessuno ma anzi, con la prospettiva di accordi economici ancora più redditizi.

Il governo Nethanyahu continua ad avere interesse a tirare per le lunghe questa situazione, nonostante di fatto non abbia nè liberato ostaggi al di fuori dagli scambi nè eliminato Hamas, come sostenuto dalla propria propaganda.
Nonostante l’accusa di genocidio del Sudafrica, il senso di impunità di israele continua a causare instabilità in tutta l’area del Medioriente.

Continuiamo a chiedere il cessate il fuoco permanente e la fine dell’occupazione e del regime di apartheid israeliano per l’autodeterminazione del popolo palestinese.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *