Cospito, 100 giorni di sciopero della fame e notizie sempre più preoccupanti

Il detenuto anarchico raggiunge oggi il centesimo giorno di sciopero della fame, iniziato il 20 ottobre 2022.

Torniamo a parlare di Alfredo Cospito, detenuto anarchico rinchiuso nel carcere di Sassari in regime di 41 bis e in sciopero della fame da ormai 100 giorni, perché nell’ultima settimana si sono accavallati fatti e notizie spesso gravi.

Il “caso Cospito” è un intricato groviglio nel quale si intrecciano tra loro diverse storture giuridiche che caratterizzano la nostra società attuale. Tra queste il regime detentivo del 41 bis, ma anche il fatto che una persona possa rischiare l’ergastolo senza aver ucciso nessuno.

Prima di passare alle notizie dell’ultima settimana ricordiamo per sommi capi la situazione giudiziaria di Cospito. Il 14 settembre 2012 è stato condannato in via definitiva a dieci anni e otto mesi di carcere per la gambizzazione del dirigente dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, avvenuta a Genova il 7 dello stesso anno; allo stato attuale rischia l’ergastolo per un attentato dimostrativo (due pacchi bomba) messo in atto nella notte tra il 2 e il 3 giugno 2006 davanti alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano. Un attentato che, giova ricordarlo, non ferì né uccise nessuno.

La settimana che sta per terminare si è aperta con un avvenimento molto grave per chiunque abbia a cuore la libertà d’informazione. È infatti di lunedì 23 la notizia della diffida da parte dell’Amministrazione Penitenziaria alla dottoressa Angelica Milia (che segue lo stato di salute del detenuto) a rilasciare informazioni a Radio Onda d’Urto. Se l’intento della burocrazia carceraria era quello di far passare in sordina le condizioni di Cospito, l’effetto ottenuto è stato del tutto opposto. Molte sono state le prese di posizione contro questa sciagurata comunicazione, tra cui quella della Federazione Nazionale Stampa Italiana e dell’Usigrai. Nonostante la surreale diffida, la dottoressa nella giornata di giovedì ha rilasciato l’ormai settimanale intervista-bollettino e ieri un network di radio indipendenti ha organizzato una diretta radiofonica sull’intera vicenda.

Il corteo del 14 gennaio a Torino in solidarietà ad Alfredo Cospito e contro il 41 bis.

Per quanto riguarda il fronte giudiziario, Flavio Rossi Albertini, avvocato difensore di Alfredo, ha chiesto che il detenuto sia urgentemente trasferito in un carcere dotato di struttura ospedaliera perché sia possibile intervenire nel caso la situazione precipitasse improvvisamente. Della stessa idea il Garante dei detenuti Mauro Palma. Sempre in tema giurisdizionale si sono accavallate due notizie differenti inerenti ergastolo ostativo e 41 bis che rendono la situazione, se possibile, ancora più intricata:

Questo il quadro giudiziario. Si allarga, invece, il fronte solidale con alcune importanti notizie.

Del pomeriggio del 23 gennaio è la notizia dell’approvazione, da parte del Consiglio Comunale di Torino, di un ordine del giorno presentato da Silvio Viale che chiede la revoca del 41 bis per il detenuto. Il giorno successivo ha preso posizione anche Amnesty International, che ha chiesto il rispetto dei diritti umani e degli obblighi di protezione nei confronti del detenuto.

In data 26 gennaio è invece stata inoltrata la richiesta di informativa urgente al Ministro della Giustizia Carlo Nordio (garantista a corrente alternata) da parte di Verdi-Sinistra Italiana che chiedono la revoca del 41 bis.

Vi sono poi le notizie riportate dalla dottoressa Milia sul costante aggravamento del quadro clinico. Cospito ha iniziato a perdere peso a velocità sempre maggiore e, probabilmente a causa di un calo di pressione, è caduto mentre faceva la doccia procurandosi una frattura scomposta alla base del naso. In calo preoccupante anche le difese immunitarie. Nell’intervista a Radio Onda d’Urto la dottoressa sostiene chiaramente: “Ritengo che da un momento all’altro possa essere in pericolo di vita”.

Per chiudere, ci poniamo e poniamo ai nostri lettori e lettrici alcune domande fondamentali su questa terribile vicenda:

  • Com’è possibile che Alfredo Cospito sia stato condannato per un reato associativo a fini di terrorismo se, per sua stessa ammissione, si dichiara anarchico individualista e fa parte di un’area politica che sia nella teoria che nella pratica rifugge qualsiasi forma gerarchica e di strutturazione tipica di qualsiasi formazione terroristica?
  • Perché è stato spostato, dopo anni di carcere, dal già duro regime detentivo dell’Alta Sicurezza al durissimo 41 bis senza che sia pervenuto nessun fatto nuovo?
  • Per l’attentato dimostrativo di Fossano Cospito ha subito in primo e secondo grado condanne relative all’articolo 422 del Codice Penale, cioè “strage”. Com’è possibile che la Cassazione, su richiesta della Procura Generale, rimandando gli atti alla Corte d’Appello di Torino abbia deciso che fosse giudicato per l’articolo 285, “devastazione, saccheggio e strage”, che prevede l’ergastolo? Un articolo, ricordiamolo, mai applicato né nella fase delle stragi mafiose del ’92-’93 né contro gli esecutori della strage di Bologna del 2 agosto 1980 che fece 85 morti e 200 feriti.
  • Com’è possibile che il 41 bis, partito come misura transitoria ed emergenziale (in tutto e per tutto simile al famigerato articolo 90 dell’ordinamento penitenziario degli anni Settanta) dopo la strage di Capaci del 23 maggio 1992, sia poi divenuto un elemento strutturale del mondo detentivo italiano?
  • Perché nel nostro Paese vige l’abuso di alcuni reati – per esempio l’ormai famigerato articolo 419 “devastazione e saccheggio” e in questo caso il 285 – pensati per ben altre vicende, come una guerra civile o un’invasione di potenze nemiche, e che invece sono utilizzati con molta leggerezza per punire vicende “minori”?

Restiamo vigili e in attesa degli sviluppi di questa vergognosa vicenda, al fianco di Alfredo Cospito.

La mobilitazione di Torino del 14 gennaio 2023.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *