L’assalto dell’esercito israeliano nella Cisgiordania occupata, la più vasta operazione militare dal 2002

Anche in Cisgiordania, la popolazione palestinese è totalmente in balìa dell’esercito israeliano e delle scelte criminali del leader del governo di ultradestra israeliana Benjamin Nethanyahu.
Secondo le autorità sanitarie del territorio, almeno nove palestinesi sono stati uccisi dopo che Israele ha lanciato un attacco aereo e terrestre su vasta scala nella parte settentrionale della Cisgiordania occupata.
L’incursione, iniziata mercoledì mattina, ha coinvolto centinaia di soldati di terra supportati da aerei da combattimento, droni e bulldozer, prendendo di mira tre aree contemporaneamente (Jenin, Tulkarem e Tubas) nel più grande assalto degli ultimi due decenni.
La Mezzaluna Rossa ha affermato che i suoi team hanno avuto difficoltà a raggiungere i feriti perché le forze israeliane hanno impedito alle ambulanze di entrare nella zona.

L’Idf  ha imposto il coprifuoco nella zona est di Jenin, impedendo ai cittadini di uscire dalle proprie case. Sono ancora in corso ampie perquisizioni nelle abitazioni e interrogatori ai residenti.
Nel frattempo, nel campo profughi di Nur Shams, a est di Tulkarem, le forze israeliane hanno ordinato di lasciare il campo entro 4 ore. Lo riferisce l’agenzia di stampa palestinese Wafa, aggiungendo che l’Idf ha intenzione di allestire una postazione militare nel quartiere al-Maslakh del campo per perquisire i residenti prima di evacuare.
Da questa mattina, nove persone sono state uccise dall’esercito e da missili lanciati con l’utilizzo di droni.

Il Ministro degli Esteri israeliano Katz ha chiesto “l’evacuazione temporanea dei civili palestinesi” da tutte le città in cui l’IDF sta svolgendo i “raid antiterrorismo”. Una richiesta, questa, che rimarca un’intenzione chiara e non più velata: l’occupazione definitiva di tutta la West Bank e la cacciata del popolo palestinese dalla sua terra, come fu nel 1948 e nel 1967.
Si stima che nelle zone in cui proseguono le operazioni militari vi siano circa 80.000 palestinesi.
Omar Baddar, analista politico del Medio Oriente, ha affermato che l’incursione sembra far parte di una strategia israeliana a lungo termine volta a “ripulire etnicamente e definitivamente” il territorio palestinese.

E’ probabile che l’esercito israeliano continuerà a scontrarsi con la feroce resistenza di una nuova generazione di combattenti temprati, altrettanto determinati a proteggere la propria terra, senza riporre le proprie speranze nell’Autorità Nazionale Palestinese che nemmeno ora riesce a intervenire in difesa della popolazione palestinese.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha condannato la “risposta sempre più militare” delle forze di sicurezza israeliane nella Cisgiordania occupata. L’agenzia Onu afferma che la recente operazione militare israeliana in Cisgiordania è condotta “in un modo che viola il diritto internazionale e rischia di infiammare ulteriormente una situazione già esplosiva”.

Nel frattempo, i media israeliani hanno riferito che si prevede che l’esercito andrà avanti con i raid per diversi giorni.
Mentre a Gaza prosegue la vera e propria “soluzione finale” , con più di 40mila morti (e una stima di 186mila morti data dalla rivista scientifica The Lancet) e nessuna soluzione politica all’orizzonte.

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