Quando le parole provano a spiegare l’inspiegabile. Il toccante messaggio inviatoci da Gaza

Proponiamo un articolo inviatoci da Mohammed Al Majdalawi, Compagno palestinese della Striscia di Gaza, sfollato assieme alla sua famiglia ma operativo – con una squadra di persone da lui coordinate – per il supporto umanitario alla popolazione con la campagna SOS GAZA (https://gofund.me/4dc06f8a).
La situazione a Gaza rimane tragica, la catastrofe umanitaria e sociale ha superato la fase critica da molto tempo, il caldo e la fame iniziano ad uccidere come le bombe sganciate dall’esercito israeliano.

Non sentirai la tragedia della morte in quel momento. Anche quel pianto che ti travolge dall’orrore dello shock non te la farà sentire.
Sentirai la tragedia quando troverai i loro posti vuoti davanti a te senza che loro siano lì; quando ti mancherà la presenza dei loro volti, dei loro odori e delle loro conversazioni.
Quando cercherai il calore delle loro mani, e non le troverai, e il suono delle loro risate, ma non le sentirai.
Puoi sentirlo la notte dell’Eid, quando spererai che verranno a rendere il tuo Eid una allegria, ma ciò non accadrà.
Quando i tuoi sogni più sfrenati riguarderanno il desiderio di riabbracciarli, magari placando la sete di separazione, ma ciò non accadrà.
Una parte di noi rimarrà amputata finché non li incontreremo in un paradiso di beatitudine.
Ogni questione all’inizio ha un grande significato e poi diventa facile, tranne la morte.  Anche se sembra facile, non lo è.

Gaza è sempre stata al centro del conflitto storico con l’occupazione israeliana, dalla Nakba del 1948 fino all’assedio impostole 17 anni fa. Questa piccola città è stata testimone di una serie di guerre israeliane, ed è diventata una grande prigione abitata da più di due milioni di palestinesi che sono privati ​​di ogni diritto.
Tutto è soggetto alla volontà dell’occupante. Da anni viviamo l’ingiustizia anche se la nostra causa è giusta. Noi siamo i proprietari di questa terra e vogliamo la libertà e vivere con dignità.
Ma ora viviamo in una guerra che è un genocidio, in cui migliaia di noi sono stati martirizzati, la maggior parte dei quali erano bambini e donne. L’occupazione ha distrutto la bellezza di Gaza, la sua civiltà, il suo patrimonio storico e i suoi monumenti, e con essa ha distrutto i nostri cuori.
Come disse Mahmoud Darwish: “Se vi chiedono di Gaza, dite loro che c’è un martire, e un martire lo aiuterà. Un altro martire lo fotograferà, un martire gli dirà addio e un altro martire ancora pregherà per lui”

Mohammed Al Majdalawi
Gaza, Giugno 2024

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *