L’Università Statale di Milano si riconferma complice del genocidio palestinese
Nella giornata del 27 maggio si è svolta l’ennesima seduta del Senato Accademico durante la quale il Rettore Elio Franzini e i senatori e senatrici si sono rifiutatə anche solo di discutere la richiesta di valutazione e rescissione degli accordi con l’università di Reichman, che supporta attivamente l’occupazione militare israeliana in Palestina.
Franzini, con un raggiro ipocrita e meschino, ha cambiato la sua versione: la mozione presentata dalle rappresentanze studentesche, che avrebbe dovuto essere votata dal Senato straordinario, è stata ignorata. Il rettore ha, infatti, stabilito unilateralmente che non l’avrebbe messa ai voti con l’occupazione in atto, ritenendo che la pressione esercitata dalla nostra presenza compromettesse il processo decisionale. Dopo mesi di mobilitazione, settimane di occupazione e dopo tutti i momenti di confronto diretto con il rettore stesso abbiamo conosciuto e compreso bene i suoi giochi di potere.
Riteniamo infatti che questo sia solo un espediente, anche mal posto, per rimandare la decisione, delegittimare le nostre richieste e screditare la nostra mobilitazione. Il Senato Accademico, in quanto organo politico, dovrebbe esprimersi anche e soprattutto sotto pressione, una pressione che secondo noi è stata legittima e adeguata.
Siamo consapevoli che si tratti di una farsa ma abbiamo deciso di assecondarla per dare al Senato l’ultima possibilità di farci ricredere.
Giovedì 30 maggio si terrà la seduta della Commissione per la valutazione dei criteri per gli accordi con Reichman. Noi chiediamo che la Commissione si esprima immediatamente, e non solo nei confronti dei criteri di valutazione, ma anche e soprattutto nel merito degli accordi con l’università di Reichman. Noi saremo presenti in forma assembleare e in attesa di una risposta: a seconda del risultato che uscirà dall’incontro l’assemblea dell’Intifada deciderà con quali modalità proseguire la mobilitazione.
Questi diciotto giorni di vita insieme non sono stati quindi inutili, anzi: in queste 500 ore le centinaia di persone che hanno preso parte all’Acampada sono diventate una comunità costruita intorno ad un lavoro politico intenso e focalizzato, che porterà avanti questa lotta con ogni mezzo necessario.
Non possiamo accettare che un’élite accademica decida di rendere un’intera università complice del genocidio del popolo palestinese.
Non vi stiamo chiedendo un favore ma una doverosa presa di posizione.
L’assemblea dell’Intifada Studentesca dell’Università Statale di Milano
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