L’intermediazione bugiarda degli USA per il cessate il fuoco aggrava la situazione della popolazione palestinese di Gaza

Sei settimane di cessate il fuoco, ritiro delle forze israeliane dalle aree densamente popolate della Striscia, rilascio da parte di Hamas degli ostaggi israeliani, avvio di un «importante piano» di ricostruzione e stabilizzazione per Gaza, sostenuto dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale, con una prospettiva tra i 3 e i 5 anni.
Tredici giorni dopo l’inutile discorso del Presidente USA Biden in cui ha parlato di un’offerta (mai esistita) da parte di israele per arrivare a una tregua, nulla è cambiato a Gaza, anzi.
250 giorni di incessanti e violenti bombardamenti sulla popolazione palestinese da parte di israele continuano ad aggravare la crisi umanitaria e il numero di morti a Gaza. Il macabro conto delle vittime si è fermato a circa 40mila morti per l’incapacità delle strutture ospedaliere e degli operatori della protezione civile di operare al completo delle loro efficienza, sia per salvare vite che per registrare le persone decedute.
Inoltre, la carestia ha colpito violentemente il nord e sta iniziando ad avanzare anche tra le tendopoli allestite nel centro e tra le persone rimaste a sud. E’ da un mese ormai che dal valico di Rafah non entra nemmeno un camion di aiuti umanitari, e non c’è più quasi cibo nè da consumare nè da rivendere.

Nel frattempo nel campo della diplomazia non si muove alcunché se non un’infinità di informazioni confuse e contraddittorie provenienti quasi in contemporanea sia da Biden che da Netanyahu.
Il giorno successivo al discorso senza sostanza in cui Biden ha elencato i punti (divisi in tre fasi) per il raggiungimento della pace a Gaza Hamas ha dato subito una risposta positiva mentre israele ha smorzato subito gli animi: “L’affermazione secondo cui abbiamo concordato un cessate il fuoco senza che le nostre condizioni fossero soddisfatte non è vera”, ha detto Netanyahu intervenendo davanti alla Commissione per gli Affari esteri e la Sicurezza della Knesset. Dopo aver negato di aver presentato a Biden proposte per il cessate il fuoco; lo stesso giorno, forse per calmare gli animi dei ministri più guerrafondai del suo governo, ha anche presentato un aggiornamento del piano di occupazione di Rafah.
Nei giorni successivi abbiamo assistito a una serie di dichiarazioni (tradotte male dalla stampa italiana, e riportate per metà) da parte di vertici e portavoce sia di Hamas che di israele che degli USA, dove a turno hanno dichiarato di voler accettare la proposta dell’altro ma ad alcune condizioni, rimettendo poi nelle mani della controparte la risposta definitiva.

Se vogliamo provare ad andare nel concreto, Hamas ha chiesto garanzie sottoscritte da Washington “che confermino il cessate il fuoco, il ritiro dei militari israeliani, la ricostruzione di Gaza e lo scambio tra ostaggi palestinesi e israeliani”. L’ufficio di Netanyahu non ha replicato, ma un funzionario ha dichiarato sotto anonimato che la controproposta di Hamas «cambia tutti i parametri principali e più significativi» ed equivale pertanto a un rifiuto. israele non ha intenzione di lasciare Gaza fino al “completamento dei suoi obiettivi”, quindi la distruzione militare e di governo di Hamas e la liberazione degli ostaggi. Senza queste due primarie condizioni, Nethanyahu non ritirerà alcun battaglione e non eliminerà la morsa su Gaza. Il Segretario di Stato americano Blinken intanto continua a chiedere ad Hamas di accettare le condizioni della tregua, facendo pressione solo sul fronte palestinese perché accetti le richieste di israele che non accenna invece a fare passi indietro. Non serve essere analisti per comprendere che questo stallo dialettico non porterà a nulla.
Non è una novità che israele punti a riportare a casa i 120 ostaggi, vivi e morti, senza mettere fine all’aggressione in corso. E che Hamas non rinunci a chiedere la cessazione del fuoco su Gaza, possibilmente permanente, e il ritiro delle truppe che hanno invaso il territorio. Questo teatrino tra le tre parti va avanti da tempo, senza alcuna conclusione di sorta.
Netanyahu non potrebbe mai decidere di concludere l’aggressione militare di Gaza, a meno che non sia disponibile a veder cadere il proprio governo, con la conseguente perdita della posizione che ad oggi gli sta permettendo di non affrontare i tribunali per le accuse di corruzione che si trascina da anni. L’estrema destra degli ultraortodossi, che ha 13 dei 63 parlamentari della maggioranza (sui 120 della Knesset), ha già fatto presente le sue intenzioni: la guerra non finirà finché non verrà evacuata tutta la zona dai suoi abitanti palestinesi, e occupata dai coloni che si stanno già organizzando per il proprio trasferimento.
Mentre il tavolo della diplomazia risulta ribaltato, il Consiglio Onu sui diritti umani ha istituito una inchiesta indipendente per far luce su ciò che sta avvenendo a Gaza. Le conclusioni non sono diverse da quelle della procura della Corte penale internazionale dell’Aja: Hamas e israele sarebbero entrambi imputabili di crimini di guerra e contro l’umanità, nonché di violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.
Il rapporto denuncia «un attacco diffuso e sistematico diretto contro la popolazione civile di Gaza».
«Abbiamo riscontrato – vi si legge – che sono stati commessi crimini contro l’umanità quali sterminio, omicidio, persecuzione di genere contro uomini e ragazzi palestinesi, trasferimento forzato, tortura e trattamenti inumani e crudeli». Il documento, di oltre 200 pagine, sarà presentato il 19 giugno al Consiglio per i diritti umani, e arriva a pochi giorni dal massacro – l’ennesimo – che ha coinvolto centinaia di civili al mercato di Nuseirat.
Per liberare 4 ostaggi, l’esercito israeliano ha infatti colpito senza preavviso la popolazione che affollava il mercato, utilizzando aerei da combattimento e droni che hanno iniziato a sparare sulla folla. In mezzo alla folla, c’era anche gente conosciuta con il progetto Gaza FREEstyle, che ha prontamente documentato la situazione tragica in cui si sono trovati da un momento all’altro.

Come avrebbero scoperto ore dopo, l’intenso attacco era stato lanciato per coprire le operazioni delle forze speciali israeliane; arrivati ​​nel centro di Nuseirat in un camion pieno di mobili, travestiti da palestinesi sfollati da Rafah, sono poi scesi dal mezzo con l’inizio della copertura (la strage…) al mercato, sparando anche loro sulle persone che passeggiavano di fronte all’appartamento da cui poi sono entrati con una scala interna.
Uno degli ostaggi, che con l’arrivo delle forze speciali israeliane ha iniziato ad urlare per la paura di essere ucciso, ha dichiarato successivamente alla diffusione del video, di aver subito un “lavaggio del cervello” da parte dei soldati di Hamas, che lo avevano convinto che l’esercito israeliano avrebbe ucciso anche loro. Chissà se il giovane israeliano, un 22enne di origini russe, sa che mentre era in corso l’operazione per liberare lui e gli altri tre ostaggi, ne sono stati ammazzati altri tre “per errore“. Come altri prima di loro.

Gli orrori per mano sionista continuano a sommarsi di ora in ora. Non c’è nessuno al mondo che sembra riuscire a togliere Gaza dalla situazione di stallo mortale in cui si trova. L’opzione di sfollamento della popolazione palestinese fuori dai confini di Gaza, probabilmente verso l’Egitto, pare sempre più vicina, mentre continuano i tentativi di spezzare qualsiasi volontà a restare e ricostruire da parte soprattutto degli anziani. Chi è riuscito a raccogliere 8mila dollari per svalicare Rafah verso l’Egitto prima che chiudesse il valico, oggi vive da sfollato lontano dalla propria terra, con parenti e amici ancora sigillati dentro senza ripari, cibo o vie di fuga.
Pare che si voglia chiudere definitivamente il dossier Gaza, provando a eliminare i gruppi armati per aprire alla normalizzazione. Per chi ha visto Gaza prima del 7 ottobre, vivendo anni in cui tutto il mondo si era dimenticato di quella striscia di terra resistente, sa che quella bomba ad orologeria in cui era stata resa Gaza sarebbe presto esplosa. Chi mai accetterebbe di morire lentamente in silenzio.
Ma chi mai avrebbe pensato che israele si sarebbe potuto permettere di radere al suolo scuole piene di famiglie sfollate, ospedali pieni di feriti, tutte le infrastrutture vitali, tutti i luoghi di cultura, bloccare per mesi la fornitura di acqua e cibo causando una carestia controllata… E soprattutto, prendersi gioco della vita delle persone palestinesi, a Gaza e non solo, e tutto alla luce del sole (e davanti alla telecamera di un telefono collegato a TikTok).
Le atrocità non hanno limiti al peggio, e in realtà è stato chiaro fin dall’inizio che i soldati e le soldatesse israeliane d’istanza a Gaza, non avevano ricevuto indicazioni su come interagire coi civili; perché tutte le 2.3 milioni di persone, bambin* compresi, erano da considerarsi terroristi e quindi target da colpire per eliminare. Basta poi fare un giro tra i giornali israeliani per leggere di diversi casi di soldati ritirati dal fronte per disturbi mentali causati dagli orrori perpetrati su persone innocenti e disarmate, l’ultimo si è suicidato tre giorni fa dopo essere stato richiamato al massacro.
Le storie ingiuste di vite interrotte a causa dell’infamia dell’esercito occupante, si affollano di giorno in giorno. Gaza rimane un luogo lontano, reso ancora più irraggiungibile di come è stata negli ultimi 17 anni, isolata fisicamente e in balìa della follia criminale e smisurata della Knesset israeliana, sostenuta dal silenzio dell’UE e militarmente dagli USA. Biden infatti prevede di inviare più di 1 miliardo di dollari in nuove armi a israele, e nel frattempo ha già rivelato la reale motivazione della costruzione del molo galleggiante nel mare di Gaza; spacciato come hub per la consegna di aiuti umanitari alla popolazione civile, ha sospeso le attività dichiarando di dover sistemare dei guasti tecnici. Al Jazeera ha poi diffuso delle immagini del molo da cui, da un ponte mobile che si avvicina velocemente alla spiaggia, scendono sia soldati con la divisa delle forze speciali USA che mezzi militari. Il tutto è avvenuto poche ore prima del massacro di civili al mercato di Nuseirat.

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *