Geopolitica, un dibattito ancora aperto
Dopo aver recensito a inizio 2023 La pace è finita di Lucio Caracciolo iniziamo questo 2024 con la recensione del libro di un altro volto noto della geopolitica italiana. In questo caso stiamo parando di Geopolitica umana di Dario Fabbri. Questo libro ci invita a scandagliare gli elementi strutturali delle società umane, la geografia, i bisogni, le disuguaglianze sociali, lo sviluppo civile, tecnico e militare.
La tradizione della politologia è un campo pieno di elementi; analisi, principi, sogni. Essa ricicla continuamente una narrazione basata sull’ideologia spacciandola per Storia. Quando si sostiene che il conflitto Russia-Ucraina rappresenta un fatto nuovo nella storia dell’Europa si perde di vista la realtà, l’esistenziale. La guerra discende in linea diretta dall’espansione ad Est della NATO, ed è preceduta dalla caduta dell’Unione Sovietica. La geopolitica dovrebbe diventare la bussola perduta dalla politologia
Non c’è bisogno di sapere che una guerra nucleare ci seppellirà tutti per constatare l’esistenza nel mondo di Stati sovrani in competizione per il dominio della terra e dello spazio. Quello che le azioni degli Stati esplicitano non sono le forme istituzionali, ma le loro ambizioni di potenza e la loro vocazione strategica. Le dissertazioni di molti politici occidentali sulla difesa della libertà e dei diritti umani mette in luce l’ideologia di una parte del mondo. Infatti ogni comunità aggiusta i fatti e le idee alle proprie esigenze geopolitiche. Anche i saccheggi più sfacciati avvenuti nella Storia dell’uomo sono stati presentati, dalla cultura dominante, come un tributo da pagare alla civilizzazione dei popoli.
Anche il commercio assume le forme della competizione tra Stati. In questo secolo la globalizzazione è sinonimo dell’egemonia americana. Essa si concretizza con il controllo delle vie marittime (il 90% delle merci transitano per mare) e tramite la diffusione del dollaro. La maggior parte del debito dei paesi del mondo è denominata in valuta americana. Per la Cina l’espansione dell’economia è il primo tassello per arrivare ad un primato strategico. La costruzione della Via della Seta si inquadra in una dimensione geopolitica, costituisce una sfida, un’alternativa alla pax americana.
Diversamente da quanto si dice in Occidente, nemmeno la Cina e la Russia hanno intenzione di affossare l’attuale globalizzazione del mondo. Vogliono tenerla aperta anche a loro vantaggio. Sanno bene che l’Occidente non può permettersi di chiudere le porte all’Asia e neppure loro escludere l’Occidente. C’è un’unica terra da abitare e sfruttare. La ricerca di un nuovo inizio nello spazio appartiene ancora al sogno degli umani.
Un’economia strettamente integrata non ha reso obsoleto lo strumento della guerra. La guerra si presenta non solo alle periferie del sistema economico mondiale, ma anche nelle zone calde delle aree d’influenza delle potenze mondiali. Ieri gli specialisti della geopolitica argomentavano su un asse Est-Ovest con l’antagonismo Usa-Urss, oggi la posta in gioco si è alzata di molto e anche i rischi di aspri conflitti. Gli assi del conflitto mondiale coprono l’intero pianeta. Nuove potenze sono emerse dalla sfera geopolitica e ognuna di esse reclama il proprio spazio e la propria potenza.
Questo libro è stato pubblicato prima dell’attuale conflitto tra Israele-Palestina, ma questa guerra in una terra per due popoli è la dimostrazione di quanto sia forte l’odio e la logica della distruzione-affermazione tra Stati antagonisti.
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