Le confessioni di un carnefice dell’esercito di occupazione

Un altro soldato delle Forze di Occupazione Israeliane si è espresso pubblicamente contro la brutalizzazione dei civili da parte delle IDF a Gaza.

In un’intervista rilasciata lunedì all’emittente britannica Sky News, un riservista che ha prestato servizio per tre turni a Gaza ha parlato apertamente degli ordini ricevuti da lui e da altri soldati di sparare a chiunque entrasse arbitrariamente nelle “zone interdette”, indipendentemente dal fatto che rappresentasse o meno una minaccia.

Il soldato ha rilasciato la sua testimonianza in forma anonima per paura di essere etichettato come “traditore”. Tuttavia, si è identificato come un riservista della 252ª Divisione di stanza presso il Corridoio Netzarim, una strada che divide la Striscia di Gaza Nord da quella Sud. Uno dei punti strategici più critici per l’Occupazione israeliana di Gaza, che consente il controllo sul flusso di aiuti e persone.

I soldati, di stanza ai margini di un quartiere civile, nelle case di sfollati palestinesi, hanno ricevuto l’ordine dai loro comandanti di uccidere chiunque oltrepassasse la “linea immaginaria” che segnava l’inizio della roccaforte militare, ha detto il soldato:

“Occupiamo un territorio e gli ordini sono: chiunque entri deve morire. Se sono dentro, sono pericolosi, devi ucciderli. Non importa chi sia. Tutti quelli che entrano nel territorio, potrebbe trattarsi di un adolescente in bicicletta” ha detto.

Il soldato ha affermato che tra le truppe era normale considerare tutti i palestinesi come “terroristi”, e che questa idea era rafforzata dai comandanti.

“Dicono che se qualcuno viene qui, significa che sa di non dover essere lì, e se continua a venire, significa che è un terrorista”, ha detto. “Questo è quello che ti dicono. Ma non credo sia vero. Sono solo i poveri, i civili, che non hanno molta scelta”.

Ha detto che quando i soldati nel Corridoio uccidono i civili, molti di loro “pensano di aver fatto qualcosa di buono”. E che è “come il far west”, un luogo dove è possibile fare qualunque cosa. Quel senso di impunità, ha detto, proviene dai piani alti:

“Alcuni comandanti possono davvero decidere di commettere crimini di guerra e azioni malvagie senza affrontarne le conseguenze”.

“Non si può rimanere in questo scenario per così tanto tempo senza normalizzarlo”, ha detto. “Uccidere è normalizzato e non si vede il problema”.

Questo soldato è l’ultimo dei tanti che hanno deciso di denunciare le atrocità commesse dal loro esercito.

La sua testimonianza segue una straziante rivelazione pubblicata su Haaretz, nella quale diversi soldati israeliani hanno descritto di aver ricevuto l’ordine di sparare ai palestinesi in cerca di aiuti, trasformando, come già denunciato da tempo, i siti della Fondazione Umanitaria per Gaza amministrati da Stati Uniti e Israele in “Campi di sterminio”. Altri hanno fornito all’Associated Press un video di soldati che colpiscono i civili in un sito di aiuti con spray al peperoncino e granate stordenti.

Altri ancora si sono espressi contro gli attacchi ai civili vicino alla roccaforte israeliana di Netzarim.

Ad aprile, un rapporto del gruppo di veterani israeliani Breaking the Silence (Rompere il Silenzio) ha descritto in dettaglio molte altre brutalità durante il primo anno e mezzo di guerra. Includeva resoconti di soldati israeliani che spianavano terreni agricoli, radevano al suolo interi isolati cittadini e designavano “vaste fasce di territorio” che “erano state trasformate in enormi Zone di Sterminio”.

“Mi sento come se avessi preso parte a qualcosa di orribile, e devo contrastarlo facendo qualcosa di buono, parlandone, perché sono molto turbato per ciò a cui ho preso parte e a cui sto ancora prendendo parte, come soldato e cittadino di questo Paese”, ha detto il soldato intervistato dall’emittente inglese.

Così i civili palestinesi vengono uccisi in maniera indiscriminata, con una crudeltà che non può trovare giustificazioni.

Gli operatori americani che si occupano delle distribuzioni tutt’oggi non comunicano gli orari di apertura e chiusura dei centri, alimentando il caos tra la gente affamata e comprendo numerose uccisioni di civili da parte delle Forze di Occupazione a colpi di arma da fuoco.

Inoltre, sempre attraverso le confessioni dei soldati dell’IDF pentiti dopo essere usciti dalla martoriata Gaza, si è venuto a sapere che una azienda israeliana non nominata fattura sulla distruzione delle casa rimaste ancora in piedi, e agisce sotto protezione dell’esercito israeliano. Questo vuol dire che più velocemente distrugge più guadagna, e intorno alle aree dove sono in corso le demolizioni, i soldati israeliani possono sparare a chiunque passi di lì.

In realtà, possono sparare ovunque. E nessuno chiede più perché, come e dove.

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