March to Gaza, inizia la repressione di al-Sisi

Le autorità egiziane hanno iniziato la repressione delle due manifestazioni internazionali dirette verso Gaza, la March to Gaza e la Carovana Sumud.
In occasione della March to Gaza, oltre 1.300 attivisti internazionali sono arrivati in Egitto con l’intento di entrare a Gaza. Le autorità egiziane hanno iniziato a fermare gli attivisti e le attiviste all’aeroporto del Cairo, e tra di loro ci sarebbero anche due persone di Torino. L’ultimo aggiornamento è che sono in corso rimpatri degli occidentali prelevati dagli alberghi, imbarcati in fretta su pullman e aerei. A lanciare l’allarme nella mattinata di giovedì è Antonietta Chiodo, una partecipante italiana della Global March to Gaza; questa marcia, organizzata a livello mondiale dal basso in poche settimane, ha raccolto adesioni da 52 Paesi e oggi avrebbe dovuto partire dal Cairo in direzione del valico di Rafah che separa il Sinai dalla Striscia di Gaza.

La Carovana partita da Tunisi, invece, è composta da circa 2mila partecipanti, tra cui medici, attivisti, avvocati e cittadini comuni, a bordo di circa 300 veicoli, tra cui autobus e automobili private. Partita da Tunisi, la Carovana ha attraversato Sousse, Sfax, Gabes, Medenine e Ben Guerdane, per poi entrare in Libia attraverso il valico di Ras Ajdir. In Libia, è stata accolta calorosamente dalla popolazione locale, che ha offerto supporto logistico e ha partecipato attivamente all’iniziativa. L’ingresso in Egitto rimane incerto, poiché le autorità egiziane richiedono autorizzazioni specifiche per l’ingresso di delegazioni straniere nella zona di confine.

Sebbene a parole il governo egiziano abbia espresso solidarietà col popolo palestinese, al Sisi si è limitato a un rifiuto verbale delle proposte di sfollamento forzato, limitando di pari passo le manifestazioni di dissenso. Amnesty internazionali a inizio anno ha dichiarato che circa 123 tra attivisti e giornalisti egiziani sono detenuti per aver manifestato contro il genocidio, accusati di appoggiare gruppi terroristici.

Le autorità egiziane stanno reprimendo le manifestazioni internazionali dirette verso Gaza e le espressioni di solidarietà con la Palestina, adottando misure di repressione contro il dissenso interno e limitando l’ingresso degli attivisti internazionali. Queste azioni evidenziano ancora una volta uno squilibrio tra il sostegno ufficiale alla causa palestinese e la repressione di chi, con mezzi pacifici, vuole raggiungere Gaza per chiedere la fine dei massacri.

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