Marzo 2025. Il Lambretta riapre

Dove eravamo rimastə?

Nel dicembre 2023 abbiamo lasciato lo spazio di via Edolo e siamo arrivatə a quest’ultimo approdo, in via Rizzoli 13, nella periferia Nord-Est di Milano, tra case popolari, il parco Lambro e i grattacieli dell’editoria.

Siamo abituatə: in 12 anni di vita, tra sgomberi e rioccupazioni il Lambretta è già passato da piazza Ferravilla, via Cornalia, via Canzio e via Val Bogna.

L’ultimo pezzo della nostra storia comincia nel 2020, in pieno lockdown: mentre al centralino tirato su in fretta e furia arrivano le migliaia di richieste d’aiuto alla Brigata Lena Modotti, arriva anche l’ordine esecutivo di sfratto, non il primo né l’ultimo.

Cerchiamo una soluzione in un edificio comunale, per trasferire il magazzino con cibo, saponi, vestiti, che ogni giorno rattoppano il welfare devastato dalle privatizzazioni di questa metropoli patinata, ma povera e spaventata, senza casa né lavoro.

D’altronde il Comune lo sa bene cos’è il nostro centro sociale, visto che è a noi che smista direttamente le richieste d’aiuto che arrivano al suo centralino e che non è in grado di coprire.

Ed è quindi il Comune che deve farsi carico della soluzione: la questione è politica, non privata.

Comincia, così, un percorso lungo, che si scontra con la realtà di una città che, nelle zone in cui lavoriamo, si è mangiata tutto: compra, sfratta, distrugge e rivende: là dove c’era l’erba ora c’è il deserto.

E allora la trattativa si fa lunga, fino all’assegnazione del nuovo spazio di via Rizzoli all’associazione Mutuo Soccorso Milano, che continua a intervenire dove mancanza di casa e reddito non sono mai stati un’emergenza, ma la normalità. Poi i lavori di ristrutturazione per rendere agibile e sicuro lo spazio per tuttə.

Una vittoria politica per la storia più che decennale del Lambretta e delle sue lotte e per il lungo movimento dei centri social che da decenni continua a pompare sangue vivo nelle arterie della metropoli.
Una vittoria per chi agli affitti impossibili, ai lavori di merda, ha contrapposto l’autorganizzazione e il mutualismo, aprendosi alla città, alle sue trasformazione, alle sue contraddizioni.

Certo, una vittoria amara per la mancanza, negli anni, di una vertenza collettiva sugli spazi sociali che ha depotenziato il discorso politico in città, lasciando che ogni spazio inseguisse il proprio destino solitario grazie ai rapporti di forza precari messi in campo volta per volta, lasciando sul terreno, scomparse, troppe preziose esperienze.
Amara, per l’occasione persa dal Comune di mettere in campo una prassi alternativa alla gestione degli spazi pubblici.

I tempi che viviamo sono straordinariamente cupi.

Sulla Terra intera infuria la bufera autoritaria: repressione e guerra governano le nostre vite.

Sulla città si posa l’abbraccio mortale della finanza immobilitare e della politica compiacente, che alza gli affitti, butta fuori casa, appiattisce l’attività culturale, saccheggiando anche quegli spazi interstiziali dove un tempo fiorivano le occupazioni, le controculture, le alternative: Milano sembra aver cancellato dal proprio orizzonte la possibilità dell’imprevisto, dell’avventura che genera bellezza.

Se questo è il deserto in cui viviamo, noi però a fare la riserva indiana non ci stiamo.

Chiuderci nella testimonianza di tempi più appaganti mentre fuori il mondo brucia è una tentazione, sì, ma non fa per noi.

C’è ancora molto da fare e da scavare per ribaltare un destino che sembra già scritto.

E noi siamo qui per questo.

Lambretta
Mutuo Soccorso Milano

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Una risposta a “Marzo 2025. Il Lambretta riapre”

  1. EnzoLeoFoto ha detto:

    Non si capisce bene, quindi il comune vi ha ceduto quello spazio in maniera gratuita, comodato, quale forma? In ogni caso grandi per quello che fate e portare avanti in una city oramai al collasso, invivibile! 👍✊✌️🚩

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