Processo Iuventa: violazione dei diritti della difesa

Trapani, 31 ottobre 2022 – A 5 anni dal sequestro della nave Iuventa, il processo è stato rinviato per la seconda volta sabato scorso, 29 ottobre 2022, di nuovo a causa di errori dell’accusa. Il successivo interrogatorio volontario della Polizia di un imputato della Iuventa è stato interrotto dopo pochi minuti a causa di una interpretazione insufficiente.

Sabato, gli imputati della Iuventa hanno chiesto di esercitare il loro diritto a essere interrogati volontariamente dalle autorità. Per questa ragione, due alti ufficiali della Guardia Costiera da Roma si sono recati a Trapani.

Dariush Beigui, Iuventa: “Stiamo correndo il rischio di un interrogatorio volontario che potrebbe essere usato contro di noi per poter finalmente andare avanti nel caso. Riteniamo che il soccorso in mare e la fuga non siano reati e pertanto non abbiamo nulla da nascondere“.

L’interrogatorio, tuttavia, non è riuscito a entrare nel merito del caso ed è stato interrotto dopo pochi minuti. La qualità dell’interpretazione era del tutto inadeguata a chiarire le domande essenziali in un procedimento penale che potrebbe concludersi con una pena detentiva fino a 20 anni e multe milionarie. L’interprete, benché ufficialmente registrato, mancava persino del vocabolario giuridico di base.

Nicola Canestriniavvocato della difesa, sottolinea che non si tratta di un caso isolato: “L’incapacità di garantire un diritto fondamentale del processo equo come l’interpretazione è un fallimento sistemico del sistema giuridico italiano, che riguarda tutti gli imputati stranieri. Poiché questo problema non è riconosciuto neanche al livello europeo, chiederemo al Tribunale di Trapani di rinviare il caso alla Corte di Giustizia Europea“.

Secondo EULITA, Associazione Europea di Interpreti e Traduttori Legali, questo è un problema in tutta l’UE: “Una remunerazione ridicola tiene gli interpreti qualificati lontani dalle aule di tribunale, con la conseguenza che le udienze devono essere sospese, si perde tempo e i costi aumentano. Non è tollerabile che gli Stati membri non rispettino le disposizioni sulla formazione e sulla qualità degli interpreti e dei traduttori legali e, in ultima analisi, sul diritto di indagati e imputati di comprendere la lingua del procedimento penale e di essere compresi“.

La difesa aveva già criticato la qualità della traduzione nell’udienza precedente, e il giudice aveva risposto: “Abbiamo cercato dappertutto ma non abbiamo trovato nessuno che voglia fare questo lavoro, la paga è semplicemente troppo bassa”.

Mentre gli imputati della Iuventa si trovano in una posizione privilegiata che garantisce loro un forte sostegno legale e i mezzi necessari per rendere pubblici questi errori, così non è per la maggior parte degli imputati stranieri. Se non è possibile trovare un interprete qualificato per una lingua comunitaria come il tedesco, la situazione è ancora peggiore nei casi in cui l’imputato parla una lingua extraeuropea.

Negli ultimi anni i migranti, in particolare, sono stati condannati a migliaia in Italia per “favoreggiamento dell’ingresso non autorizzato”, sulla base di dichiarazioni testimoniali, documenti firmati e udienze in cui sistematicamente non sono stati forniti traduzioni e interpreti adeguati.

Sascha Girke, Iuventa-crew: “Questo non può essere definito un processo equo! Consideriamo l’incapacità sistematica di fornire traduzioni adeguate come un’altra faccia della Fortezza Europa contro la quale le persone devono scontrarsi. Oggi lanciamo una campagna, invitando altri a condividere le loro esperienze sotto l’hashtag #NoTranslationNoJustice per mostrarne la portata e i molteplici effetti!“.

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