Assieme alla Torre Hadid crolla la dottrina di Beppe Sala: tra dividendi e profitti a noi rimangono solo macerie

No, non è stato il caldo, e neanche il surriscaldamento globale. Il crollo della Torre Hadid, simbolo della dottrina della Milano che compete con le big del mondo, è la rappresentazione plastica di un modello di città che va in fumo e, tra ceneri e dividendi, a noi toccano solo le macerie.

Perché se già le capitali europee a cui le precedenti giunte, quelle che contano, si sono ispirate si sono poi rivelate, negli anni, un completo fallimento. Milano è riuscita a essere una brutta copia di una brutta copia. Non solo gentrificazione, aumento del costo della vita, inquinamento, cemento e macelleria di tutto ciò che erano beni comuni, ma anche un assoluto niente in termini di aumento dei salari e della qualità della vita dei residenti.

Mentre le destre avanzano, la Torre Hadid rappresenta in maniera plastica il crollo del liberalismo progressista. Con la torre, crolla anche il mito che quel riposizionamento a destra degli ex arancioni avrebbe garantito a tutti un beneficio. Quasi tutti sono saliti sul carrozzone del sindaco post-ideologico, del fantomatico amministratore efficiente, del Robert Moses con il calzino arcobaleno. E ora, mentre i grossi gruppi che muovono capitali si riposizionano a destra, che ne sarà della giunta che conta, che ci ha lasciato in eredità una città dilaniata dai processi di gentrificazione, invivibile, sempre più impoverita?

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