La lettera di Aya, 22 anni, dalla Striscia di Gaza

Aya Ashour, membro del Comitato per la Costruzione della Casa internazionale delle Donne, amica e sorella del gruppo Gaza FREEstyle da diversi anni. 
Il suo messaggio è stato inviato in inglese, con la richiesta di traduzione in italiano per la diffusione:

Salve, sono Aya Ashour e vi parlo da Gaza nel tredicesimo giorno di questa guerra iniziata il 7 ottobre nella Striscia, dove oggi vivono 2 milioni e 200 mila persone in un’area che non supera i 365 chilometri quadrati, di cui circa 3.500 persone tra cui donne e bambini sono state uccise.
Ci sono circa 12.000 feriti, e ci sono ancora 1.300 dispersi sotto le macerie delle case, di cui 700 bambini. Queste sono le statistiche del Ministero della Sanità palestinese a Gaza al momento in cui scrivo queste parole.
In questi giorni, elicotteri, carri armati e navi da guerra dell’occupazione hanno bombardato tutto: ospedali, scuole, ambulanze, veicoli per la disinfezione, quartieri, valichi, bambini, università, medici, stampa e media, organizzazioni internazionali e per i diritti umani, e anche i nostri sogni.
Come può la mente umana comprendere che un ospedale viene preso di mira e più di 500 persone vengono uccise, tra cui medici, infermieri, bambini e donne sfollati dalle loro case, tutti uccisi nello stesso momento!
Come può la mente umana comprendere che ci sono più di 1.300 persone scomparse dall’inizio della guerra! Come si fa a capire che Gaza è stata bombardata con il quantitativo di un quarto di bomba nucleare?
La città è stata completamente rasa al suolo. Ci sono quartieri e zone di cui rimangono solo macerie.

La mia caffetteria preferita e le piazze dove ho conosciuto i miei amici sono scomparse. Ho perso anche i miei amici. Ho perso il mio amico giornalista Ibrahim Lafi, il mio amico Abdul Rahman al-Tanani, la mia amica Maryam, mio zio e suo figlio.
Cosa ci è rimasto? Siamo diventati numeri!
I numeri dei martiri, dei feriti, dei dispersi e degli sfollati, i numeri dei letti d’ospedale e delle code per il pane e le cure, i numeri delle ore di tregua e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite, i numeri dei missili, degli obiettivi, dei proiettili e delle granate, i numeri delle ore di incontri tra arabi e arabi e sionisti e arabi e arabi e occidentali per risolvere la nostra questione, i numeri.
Dalle ore di tregua umanitaria e dai convogli di aiuti che hanno lasciato i corpi morti di noi palestinesi.
Siamo palestinesi, chi racconterà al mondo i nostri sogni? Dei nostri desideri? Chi cancellerà la notizia del nostro martirio dalle breaking news e racconterà al mondo le nostre vere storie! Anni di assedio e un’aggressione dopo l’altra.

Ho passato tutta la mia vita a Gaza, ventidue anni, senza vedere il mondo esterno. Per tutta la vita ho sognato di avere una borsa per trasportare i miei sogni e di lasciare questa città senza fare ritorno, sperando di trovare opportunità al di fuori di essa.
Ora muoio dalla voglia di restare e che Gaza non si perda ulteriormente perché non merita tutto questo terrorismo.

Aya Ahour, 22 anni, Striscia di Gaza.
20/10/2023

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Una risposta a “La lettera di Aya, 22 anni, dalla Striscia di Gaza”

  1. Giovanni ha detto:

    Come è possibile aiutarti?

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