Milano, 5.000 in piazza contro DDL Sicurezza e guerra

Dopo molti anni un corteo torna a sfilare in città in occasione della Prima della Scala e della festa di Sant’Ambrogio.

Non serve fare paragoni o parallelismi con episodi “epici” della storia dei movimenti milanesi come le contestazioni del 1968, l’assalto alla Prima del ’76 o alcune contestazioni conflittuali della prima metà degli anni Dieci, ma ieri, per la prima volta dopo molti anni, un corteo molto numeroso si è preso le strade del centro della metropoli in contemporanea con le celebrazioni del patrono della città e con la Prima della Scala, come sempre passerella, non tanto di buona musica, ma dei potenti del momento e dell’ostentazione più sfacciata in tempi di carovita folle.

Il corteo cittadino, costruito da una rete ampia di soggetti, è partito da Porta Venezia per poi attraversare il centro cittadino percorrendo un pezzo di circonvallazione interna, via Larga e Missori. Dopo essere riuscito a passare da piazza Duomo la manifestazione ha lambito la “zona rossa” messa in piedi dalla Questura a difesa del fortino della Scala e rappresentata da una fitta rete di transenne alle cui spalle troneggiava un imponente schieramento di forze e mezzi. Qui è partita la contestazione con un lancio di torce, petardi e fumogeni.

Il corteo è poi proseguito verso Largo Cairoli dove si è sciolto rilanciando la mobilitazione per sabato prossimo quando è previsto un corteo nazionale a Roma.

I temi che hanno agitato la piazza milanese di ieri sono quello dell’opposizione al DDL Sicurezza e alle politiche di guerra e riarmo portate avanti dalla nuova (come dalla vecchia) Commissione europea guidata dalla pessima (e inaffondabile) Ursula von der Leyen. Il DDL 1660, se approvato come pare scontato, porterà a un ulteriore restringimento dell’agibilità politica in questo paese facendo un ulteriore passo di avvicinamento al modello autocratico che si critica a parole, ma si imita nei fatti. Se la destra di governo utilizza qualsiasi episodio di conflitto di piazza e sociale per mettere in piedi il solito teatrino di vittimismo e rievocare il trito e ritrito, ma buono per tutte le stagioni, spettro del ritorno degli anni Settanta, la sinistra istituzionale invece, dopo una fiammata iniziale (su questo come su tanti altri temi), sembra già essersi dimenticata della gravità rappresentata da quest’iniziativa legislativa e si è appisolata preferendo concentrarsi sulla telenovela dello scontro Conte-Grillo. Per quanto riguarda le politiche di guerra a carattere europeo, un’Unione Europea dominata da oligarchie economico-finanziarie e tecnocrazia sempre più distanti dalle esigenze e dal sentire dei comuni cittadini, ha deciso di incrementare le spese militari mentre prosegue la crisi economica e le politiche di inesorabile distruzione del welfare state.

A questi due temi si è aggiunto, come ogni sabato da ormai quattordici mesi a questa parte, il tema della solidarietà al popolo palestinese sottoposto a quello che, al di là delle battaglie linguistiche, lo stesso rapporto di Amnesty International non esita a definire genocidio cui si è affiancata la solidarietà al popolo curdo e alla rivoluzione del Rojava che, dopo gli ultimi  sconvolgimenti in Siria che hanno portato al collasso del regime di Assad è tornato prepotentemente in primo piano.

Aspettiamo il corteo di sabato prossimo a Roma per documentare una nuova tappa dell’opposizione a questo governo e al soffocante clima che si respira ormai in tutto l’Occidente.

* foto Teo Finazzi

 

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