Devastazione e saccheggio – Anatomia di un reato [tutti gli articoli]
A Febbraio abbiamo iniziato una serie di approfondimenti sull’articolo 419 del Codice Penale comunemente noto come “devastazione e saccheggio”. Una riflessione stimolata dalla sempre maggiore frequenza con la quale la magistratura contesta questo reato in Italia. Ultimi casi in ordine di tempo: il corteo antifascista di Cremona del Gennaio 2015 seguito al tentato omicidio di Emilio da parte di una squadraccia di Casa Pound (per il quale sono già arrivate quattro condanne a 4 anni di carcere in primo grado con rito abbreviato) e gli arresti del 12 Novembre 2015 per i fatti del Primo Maggio NoExpo a Milano (2 persone ancora detenute in carcere e 2 ai domiciliari).
Ad un primo quadro analitico sulla “storia” del reato e sul suo utilizzo abbiamo fatto seguire un articolo più tecnico con l’elenco dei processi nei quali l’articolo 419 è stato contestato da fine anni ’90 in poi. Si parla quindi dei processi per il G8 di Genova del Luglio 2001 e per i fatti di Piazza San Giovanni a Roma nell’Ottobre 2011, ma anche del corteo antifascista di Milano dell’11 Marzo 2006, del corteo di Cremona e di altri episodi “minori” e meno noti.
Abbiamo poi intervistato alcune figure che potessero dare un contributo alla riflessione sia dal punto di vista legale e giuridico che da quello “esistenziale”.
Su quest’ultimo aspetto abbiamo intervistato un attivista che si è visto accusare di devastazione e saccheggio per i fatti dell’11 Marzo 2006, che ha scontato mesi di carcerazione preventiva e che è stato infine assolto dall’accusa.
Sul primo aspetto abbiamo invece intervistato tre figure che vivono da protagonisti il mondo del diritto penale e che ci hanno fornito punti di osservazione interessanti. Stiamo parlando di Stefano Zirulia ricercatore e docente di diritto penale presso la Statale di Milano, dell’avvocato Mirko Mazzali e dell’ex-presidente di Magistratura Democratica Livio Pepino. Un docente, un avvocato e un’ex-magistrato quindi, capaci di fornirci una visuale a 360° sull’argomento.
Anche Rouge ha voluto dare il suo contributo con un’efficace vignetta sulla questione.
Mentre preparavamo i nostri articoli, le vicende legate al Primo Maggio NoExpo 2015 si evolvevano con il rifiuto da parte della Grecia di estradare i 5 studenti greci indagati per le vicende dell’1 Maggio a Milano e con la decisione da parte della Cassazione di annullare con rinvio le misure cautelari per 4 italiani indagati sempre per il corteo NoExpo rinviando il tutto al Tribunale del Riesame di Milano che dovrà esprimersi una seconda volta.
In aggiunta a ciò, abbiamo condiviso un’editoriale di Qcode sulla necessità di riformare l’articolo 419, un articolo di Globalproject su un convegno a Roma nel Gennaio di quest’anno sul diritto penale del nemico e un dettagliato intervento dell’avvocato Pelazza sempre sul reato di devastazione e saccheggio tratto dal blog Scatenimoli.
Uno degli elementi fondamentali che sembra emergere, oltre all’abnormità delle pene e all’abominio del concorso morale, è come l’interpretazione data negli ultimi 15 anni al reato abbia in qualche modo snaturato le intenzioni iniziali del legislatore (nell’analisi si è risaliti al Codice Zanardelli del Regno d’Italia dove questo crimine fa la sua prima comparsa) che aveva pensato alla “devastazione e saccheggio” per episodi gravissimi accostati, non a caso, alla strage e alla guerra civile e non certo a manifestazioni territorialmente circoscritte con qualche minuto o al massimo ora di scontri di piazza.
Altro elemento di interesse sono le interpretazioni in conflitto che sembrano emergere anche in seno alla magistratura (che non è un corpo graniticamente compatto) a proposito dell’articolo 419. C’è una visione garantista (ad ora minoritaria) che si scontra con una visione più repressiva che pretende di dare un’interpretazione molto estensiva del reato.
Continueremo a seguire la vicenda.
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